Gerri, qualcosa si è spezzato: perché il finale della fiction Rai con Giulio Beranek e Valentina Romani divide il pubblico

Gerri: un gesto, una mano tesa, un silenzio che pesa più di mille parole. Così si chiude la fiction evento di Rai 1 con Giulio Beranek e Valentina Romani. Ma questo finale, tanto delicato quanto incompleto, ha lasciato molti spettatori con il fiato sospeso. E con più domande che risposte.

Sui social, i commenti non si sono fatti attendere. C’è chi ha parlato di “un capolavoro di emozione sottile” e chi ha chiesto a gran voce una seconda stagione. Altri ancora hanno lanciato accuse più dirette, lamentando una chiusura frettolosa o addirittura “confusa”.

“Gerri il finale non fa pensare a una seconda stagione”, scrive un utente. Un altro rincara: “Se non mi date la seconda stagione, finisce male”. In mezzo, c’è chi definisce l’ultimo episodio “abbastanza aperto, lasciando spiragli di speranza per un ritorno.

La serie diretta da Rai Fiction ha puntato su un formato snello: solo quattro episodi. Eppure, è riuscita a costruire un microcosmo emotivo potente. Un protagonista spezzato, un dolore che affiora lentamente. E una donna, Lea, che resta. Sempre.

Il personaggio di Gerri, interpretato con intensità da Giulio Beranek, arriva al termine del suo viaggio vuoto, stanco, fragile. Ha perso tutto: amici, lavoro, famiglia. Persino se stesso. Solo una persona lo guarda ancora con occhi limpidi: Lea, interpretata da Valentina Romani. Non lo giudica. Non gli chiede di cambiare. Lo accoglie. Ed è con lei che Gerri decide di compiere un gesto importante.

Lea lo accompagna dalla sorella. Un passo silenzioso, ma decisivo. È lì che il protagonista trova finalmente il coraggio di affrontare il proprio passato. Di chiudere quel cerchio doloroso che lo ha reso ciò che è. Ma non c’è un lieto fine. Non uno classico, almeno. Nessun bacio. Nessuna promessa. Solo due persone, mano nella mano, dopo tanto dolore.

Ed è proprio lì che qualcosa si spezza. Non tra Gerri e Lea. Ma tra lo spettatore e la storia. Quel momento intimo, che doveva rappresentare la rinascita, è anche un punto di frattura. Perché la serie si ferma proprio quando qualcosa inizia.

Gerri
Commenti sul finale di Gerri su X

Gerri, un addio che non basta: il pubblico si divide tra emozione e frustrazione

Alla fine è una serie di quattro puntate. Non può darti lo stesso coinvolgimento di una di venti, ammette una spettatrice sui social. E ha ragione. Il formato ridotto lascia poco margine di respiro. Il percorso psicologico di Gerri è complesso, ma si sviluppa in fretta. Troppo in fretta, per qualcuno.

Molti spettatori hanno espresso la sensazione di incompiutezza. Non tanto per ciò che si vede, quanto per ciò che manca. Non si capisce se ci sarà un seguito. E questa ambiguità, invece di stimolare, lascia irrisolti.

“Il finale non convince” è il pensiero più ricorrente. Alcuni usano toni duri: “Non sapevano neanche loro cosa fare”. Altri si limitano a una speranza: “Mi auguro ci sia una seconda stagione”.

Ma nonostante tutto, la fiction ha colpito nel segno. Con i suoi silenzi. I suoi non detti. Le sue fratture interiori. Ha raccontato la storia di un uomo che si ricostruisce da macerie invisibili. Di una donna che non salva, ma resta. E di una famiglia da cui si può ripartire, anche se ferita. La potenza narrativa sta proprio lì: non nella perfezione, ma nelle crepe. Quelle stesse crepe che hanno diviso il pubblico. Ma che, forse, rendono Gerri più vero di tante altre storie.

Rai non ha ancora confermato una seconda stagione. Ma il dibattito è acceso. E forse è proprio questo il segno che Gerri ha fatto centro. Anche se qualcosa, nel cuore degli spettatori, si è spezzato davvero.

Lascia un commento