È il tuo ultimo giorno per vederlo su Netflix. E non è un film qualsiasi. “La battaglia di Hacksaw Ridge” è una di quelle opere che lasciano il segno. Non solo per la regia potente di Mel Gibson. Non solo per la performance magnetica di Andrew Garfield. Ma perché racconta una storia vera che va oltre ogni immaginazione.
Il film, candidato a sei premi Oscar e vincitore di due (tra cui Miglior Montaggio), scompare stanotte dal catalogo di Netflix. Dopo la mezzanotte, non potrai più vederlo. Racconta la vita di Desmond Doss, primo obiettore di coscienza a ricevere la Medaglia d’Onore negli Stati Uniti. Durante la Seconda guerra mondiale, in mezzo all’inferno di Okinawa, salvò settantacinque vite. E lo fece senza mai impugnare un’arma.
Oggi è l’occasione perfetta per (ri)scoprire un film che unisce spiritualità, azione e coraggio come pochi altri. Perché la guerra vista da chi non vuole uccidere ha un impatto che colpisce dritto al cuore. Non è un film da guardare. È un’esperienza da attraversare.
Netflix, il film su Desmond Doss: il soldato senza fucile che riscrisse l’idea di eroismo
Desmond Doss cresce in Virginia, in una famiglia povera e segnata dalla guerra. Il padre è un veterano della Prima guerra mondiale, segnato nell’anima. Desmond cresce invece nella fede cristiana avventista. Non beve. Non fuma. E soprattutto, non uccide. Mai. Quando scoppia la Seconda guerra mondiale, decide comunque di arruolarsi. Vuole aiutare, ma a modo suo. Si offre come medico militare, ma rifiuta qualunque arma. Niente pistole. Niente fucili. Solo le mani, il coraggio e una Bibbia in tasca.
I commilitoni lo deridono. I superiori lo vogliono fuori. Ma lui resiste. E, dopo un processo militare, riesce a far valere il suo diritto di servire senza combattere. Viene spedito a Okinawa, nel bel mezzo di una delle battaglie più sanguinose del Pacifico. Quella che gli americani chiamavano Hacksaw Ridge, la scarpata dei miracoli. Ed è lì che accade l’incredibile.
Una notte, sotto un inferno di fuoco e sangue, Doss salva 75 soldati feriti. Uno per uno. Li cala giù con corde, li trascina, li fascia, li incoraggia. Tutto da solo. Senza sparare un colpo. Nel 1945, il presidente Harry S. Truman gli consegna la Medaglia d’Onore. Mai prima di allora un uomo disarmato aveva compiuto un gesto simile.

Un film che parla anche a chi non ama i film di guerra
La regia di Mel Gibson non risparmia nulla allo spettatore. Le scene di battaglia sono realistiche, brutali, coinvolgenti. Ma non sono mai fini a sé stesse. Ogni esplosione, ogni ferita, ogni urlo ha un peso umano. Non solo spettacolare. Andrew Garfield dà al suo Desmond una purezza che spacca lo schermo. Non è un eroe classico. È un ragazzo qualunque che crede in qualcosa. Così tanto da rischiare la vita, ogni secondo. Accanto a lui, un cast notevole: Teresa Palmer, Hugo Weaving, Sam Worthington, Vince Vaughn. Tutti impeccabili. Tutti al servizio di una storia più grande di loro.
Alla fine del film, le vere immagini di Desmond Doss e dei suoi compagni raccontano il “dopo”. È lì che capisci che non si tratta di finzione. E che la realtà, a volte, è più potente di qualunque sceneggiatura. È un film che parla di fede, ma non fa prediche. Parla di guerra, ma insegna la pace. Parla di eroi, ma ti mostra un uomo. Netflix lo toglierà a mezzanotte. Dopo, non sarà più disponibile. Se hai mai voluto vedere una storia vera che cambia lo sguardo sulle cose, oggi è il giorno giusto. Anzi, è l’unico. “La battaglia di Hacksaw Ridge” ti aspetta. Per poche ore ancora.