Due icone a confronto, due mondi in collisione: Brad Pitt e Harrison Ford non hanno solo condiviso un set, si sono sfidati, dentro e fuori dallo schermo con L’ombra del diavolo (The Devil’s Own), in onda stasera in tv alle 21:15 su LA7 Cinema (canale 29). È il film che li ha messi uno di fronte all’altro in una guerra silenziosa fatta di sguardi, ideali e destino.
Stasera in tv L’ombra del diavolo, un thriller che brucia tra amicizia e verità
Diretto da Alan J. Pakula, maestro di cinema politico e autore di capolavori come Tutti gli uomini del presidente, L’ombra del diavolo è un thriller drammatico ambientato nell’America degli anni Novanta ma intriso del dolore dell’Irlanda del Nord. Pitt interpreta Frank McGuire, giovane membro dell’IRA costretto a fuggire negli Stati Uniti sotto falso nome. Lì trova ospitalità nella casa del poliziotto Tom O’Meara (Ford), ignaro del passato del suo ospite. Nasce un legame sincero, quasi fraterno, che però si incrina nel momento in cui la verità esplode. La fiducia si spezza, il senso del dovere e la lealtà entrano in conflitto. Ogni scelta diventa un peso, ogni gesto un tradimento possibile. È in questo spazio di ambiguità che il film trova la sua potenza: un duello morale tra due uomini intrappolati nelle proprie convinzioni.
Un set esplosivo, tra scontri e leggende
La tensione non era solo nella storia, ma anche dietro le quinte. Le cronache di Hollywood raccontano un set difficile, segnato da conflitti tra Brad Pitt e Harrison Ford. Due visioni opposte del personaggio, due personalità forti, un equilibrio fragile che rispecchiava perfettamente quello dei loro alter ego sullo schermo. Secondo diverse fonti, le discussioni furono accese al punto che Pitt pensò di abbandonare la produzione, ma vincoli contrattuali lo costrinsero a restare. Forse proprio quella frizione reale ha reso il film così vibrante, così vero. Ogni sguardo tra i due attori sembra carico di un non detto, di un conflitto che va oltre la finzione. L’ombra del diavolo è stato anche l’ultimo film di Alan J. Pakula, scomparso poco dopo in un tragico incidente stradale. Un testamento cinematografico che parla di giustizia, fede e destino con uno sguardo disincantato e profondo. Un addio silenzioso di uno dei più grandi narratori della moralità americana.

Curiosità e retroscena
Alla sua uscita, nel 1997, il film ricevette recensioni contrastanti. C’era chi lo definiva “freddo”, chi “potente ma imperfetto”. Eppure, è rimasto nella memoria collettiva per diversi motivi. Uno in particolare: Lady Diana portò con sé William e Harry a vederlo in anteprima. La scelta fece scalpore, poiché la trama toccava da vicino il tema del terrorismo dell’IRA, argomento molto delicato per la famiglia reale britannica. Nel cast, oltre alle due star, compaiono Margaret Colin, Natascha McElhone, Rubén Blades e una giovanissima Julia Stiles, qui ai suoi primi passi nel cinema.
Dal botteghino alla memoria
Al botteghino, L’ombra del diavolo non fu un trionfo, ma un solido successo commerciale. In Italia incassò circa 4,8 milioni di euro, a livello globale consolidò l’immagine di Pitt come astro nascente e confermò Ford come interprete capace di dare spessore anche ai ruoli più tormentati. Con il tempo, il film ha guadagnato una nuova lettura: quella di un dramma morale travestito da action. Un racconto di identità, colpa e destino, che anticipava i temi del cinema post-11 settembre, quando il confine tra bene e male sarebbe diventato più sfumato che mai.
Perché rivederlo stasera in tv
Guardarlo oggi significa tornare in un’epoca in cui Hollywood sapeva ancora parlare di conflitti interiori senza effetti digitali. Un film costruito su sguardi, silenzi e scelte impossibili. Un racconto di amicizia e inganno, di fede e destino, che colpisce ancora per la sua umanità. Brad Pitt mostra il volto fragile della ribellione. Harrison Ford incarna il peso della legge e della coscienza. Insieme danno vita a una danza tragica tra il bene e il male, in cui nessuno esce vincitore. Solo spettatori più consapevoli, e un po’ più feriti. Un colpo all’anima, come solo il grande cinema degli anni ’90 sapeva infliggere.
