Rocco Schiavone 6 ha chiuso la sua stagione con un successo straordinario, confermandosi una delle migliori fiction Rai degli ultimi anni. Il pubblico ha apprezzato la sceneggiatura, il realismo e la straordinaria interpretazione di Marco Giallini, capace di dare profondità e umanità al vicequestore più anticonformista della televisione italiana. L’unico problema? “L’unico difetto di Rocco Schiavone 6 è che finisce” – questo il commento più diffuso tra gli spettatori.
Il personaggio di Rocco Schiavone, creato da Antonio Manzini, ha saputo bilanciare con maestria dramma, noir e tensione emotiva, regalando al pubblico un prodotto che va oltre il semplice giallo televisivo. Un equilibrio che, purtroppo, sembra essersi perso in un’altra celebre fiction Rai: Imma Tataranni 4. La quarta stagione della serie con Vanessa Scalera ha diviso gli spettatori, risultando per molti “troppo sentimentale” e meno incisiva rispetto alle precedenti. La forte componente sentimentale tra Imma e Calogiuri (Alessio Lapice) ha oscurato la parte investigativa, rendendo meno avvincente la narrazione.
Non si tratta solo di un problema di sceneggiatura, ma di una scelta narrativa che ha modificato l’essenza stessa del personaggio. Mentre Marco Giallini mantiene una caratterizzazione coerente con il suo Rocco Schiavone, cinico, malinconico e spietatamente realistico, Vanessa Scalera si ritrova con un’Imma sempre più ingabbiata in dinamiche personali che spesso sovrastano l’intreccio investigativo. Questo ha fatto sì che una parte del pubblico si allontanasse, trovando la serie meno accattivante rispetto alle stagioni precedenti.

Rocco Schiavone 6 e Imma Tataranni 4: due polizieschi a confronto
Se Rocco Schiavone 6 ha saputo mantenere alta la tensione e l’interesse per le indagini, con una componente drammatica ben dosata, Imma Tataranni 4 ha preso una strada diversa, puntando maggiormente sulle vicende personali della protagonista. Vanessa Scalera, pur regalando un’interpretazione magistrale, si è trovata a gestire una sceneggiatura meno focalizzata sul giallo e più incline al melodramma.
Il confronto tra Marco Giallini e Vanessa Scalera non è solo una questione di stile recitativo, ma anche di impostazione narrativa. Rocco Schiavone si distingue per il suo realismo spietato, il linguaggio diretto e l’ambientazione fredda e cupa di Aosta, che si riflette nel carattere del protagonista. Imma Tataranni, invece, si è progressivamente allontanata dalla sua originaria verve ironica e dalla struttura investigativa solida che l’aveva resa una delle serie più apprezzate della fiction Rai.
Inoltre, il contrasto tra i due protagonisti si riflette anche nella modalità in cui vengono affrontati i casi. Rocco Schiavone non si limita a risolvere i crimini: il suo percorso personale si intreccia perfettamente con l’indagine, senza mai perdere il focus sull’elemento poliziesco. Imma Tataranni, invece, nella quarta stagione sembra farsi travolgere dai sentimenti, e questo sposta il peso della narrazione da “giallo” a “dramedy”, un genere che non tutti gli spettatori potrebbero aver apprezzato.
La questione fondamentale è dunque questa: cosa può imparare Imma Tataranni da Rocco Schiavone? Forse, a ritrovare quell’equilibrio tra poliziesco e dramma che ha reso grande la serie con Marco Giallini. La speranza è che, in una possibile quinta stagione, la sceneggiatura possa riscoprire le radici del personaggio e restituire al pubblico il giusto mix di giallo, ironia e tensione. Dopo tutto, sia Rocco Schiavone che Imma Tataranni hanno un potenziale straordinario: sta agli sceneggiatori decidere come sfruttarlo al meglio.
