Stasera su Netflix dovresti recuperare Sette anni in Tibet, un viaggio che ha cambiato Hollywood per sempre, ma che soprattutto ha commosso il mondo intero diventando un vero e proprio cult. Il film scade infatti solo tra pochi giorni, precisamente il 1° gennaio 2026.
Uscito nel 1997, diretto da Jean-Jacques Annaud e interpretato da Brad Pitt, questo kolossal biografico racconta un viaggio esteriore e uno interiore, e lo fa in un momento storico che oggi appare ancora più vicino. La storia è ambientata alla vigilia della Seconda guerra mondiale: il protagonista è Heinrich Harrer, alpinista austriaco, uomo brillante, ma anche molto arrogante. Parte per scalare il Nanga Parbat, lasciando a casa una moglie incinta, ma la montagna, non è l’unico ostacolo che lo aspetta. Catturato dagli inglesi in India, finisce in un campo di prigionia ed è lì che riceve la lettera di divorzio, perdendo tutto ciò che credeva di avere. Evadere diventa l’unica possibilità di riscatto, così, con altri prigionieri tenta la fuga, ma sceglie presto la solitudine.
Dopo un viaggio durissimo, Harrer si ricongiunge a Peter Aufschnaiter, interpretato da David Thewlis, e insieme raggiungono Lhasa, città sacra e chiusa al mondo. Il protagonista entra dunque in contatto con la corte tibetana e conosce il giovane Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ancora bambino. Tra i due nasce un rapporto inaspettato: Harrer insegna l’inglese, porta oggetti occidentali e parla di un mondo lontano. Il Dalai Lama, invece, gli offre qualcosa che Harrer non aveva mai conosciuto: silenzio, ascolto e responsabilità. Il viaggio non è più solo geografico, ma diventa morale, mentre sullo sfondo, la Storia avanza e nel 1950 l’esercito cinese invade il Tibet. Quando Harrer è costretto a lasciare il posto, non è più lo stesso uomo. Torna in Austria e prova recuperare un figlio che non ha mai conosciuto. Ma ce la farà?

Stasera su Netflix recupera Sette anni in Tibet: un film ambizioso, scomodo e ancora attuale
Sette anni in Tibet nasce da un libro pubblicato nel 1952, ma il film si prende libertà importanti, in particolare sul passato di Harrer come ex sergente delle SS. La produzione non poté girare in Tibet, così le riprese si svolsero tra Argentina, Canada e regioni himalayane non cinesi. Il risultato resta visivamente sontuoso grazie alla fotografia che costruisce un Tibet immaginato ma comunque credibile. La colonna sonora di John Williams, con la collaborazione di Yo-Yo Ma, resta uno degli elementi più apprezzati del film. L’accoglienza critica fu divisa e anche il successo commerciale risultò moderato, rispetto a quello che ci si sarebbe aspettati. Con un budget stimato di 70 milioni di dollari, il film ne incassò circa 131 nel mondo: un risultato solido, ma non clamoroso.
I veri problemi però arrivarono dopo l'uscita del film: la rappresentazione del Dalai Lama e la critica all’occupazione cinese provocarono una reazione durissima di Pechino con Brad Pitt, Jean-Jacques Annaud e altri membri della produzione vennero di fatto banditi dalla Cina per anni. L’episodio segnò uno spartiacque: da quel momento Hollywood iniziò a praticare una forma di autocensura preventiva con il Tibet che divenne un tema proibito o quasi. La piattaforma sta per rimuovere Sette anni in Tibet, quindi stasera su Netflix ti evitiamo lo scrolling: guarda questa pellicola che - in ogni caso - lascia il segno.
