Nuovo terremoto in Rai: spunta la clausola che può far saltare Sanremo 2026 (e ora è caos per i discografici)

Le tensioni tra la Rai, Sanremo e i discografici continuano ad esserci, nonostante nelle scorse settimane si era parlato di un accordo raggiunto circa i rimborsi spese degli artisti in gara (alzati a 75.000 euro per i big, 25.000 per le nuove proposte e 4.000/8.000 per gli ospiti della serata delle cover a seconda se italiani o stranieri, gruppi o singoli). Ebbene, tutti questi ‘conti’ matematici potrebbero venir meno se dalle case discografiche non venisse considerata e approvata una nuova clausola voluta fortemente dalla Rai. Ma di cosa si tratta? Facciamo un passo indietro.

Ci sono stati ‘eventi’ nella storia del Festival di Sanremo che hanno fatto parecchio rumore. Vi ricordate di quando Bugo lasciò sul palco un Morgan del tutto ‘interdetto’ in seguito alla variazione del testo della loro canzone ‘Sincero’? Un vero e proprio dissing in diretta nazionale, salvato da uno straordinario Fiorello in improvvisazione (ma anche dalla capacità di Amadeus di gestire il caos). E non è stato l’unico momento iconico della kermesse italiana. Basti pensare a quando Rosa Chemical è sceso dal palco per baciare Fedez in prima fila provocando lo sdegno di Chiara Ferragni o a quando Blanco, non sentendo la base della sua canzone – da ospite – sfasciò mezzo Ariston. Ma perché si stanno citando questi clamorosi momenti?

Rai
Carlo Conti a Sanremo 2025

La clausola della discordia: la Rai vuole che le etichette rispondano dei gesti degli artisti in gara a Sanremo

Nelle ultime ore è emerso un dettaglio inatteso che ha riaperto il conflitto tra Rai e case discografiche. Un nuovo problema per la seconda edizione di fila di Carlo Conti che non smette di creare tensioni. L’idea è apparentemente semplice nella forma, ma dirompente nelle conseguenze. La Rai avrebbe chiesto alle case discografiche di assumersi la responsabilità di tutto ciò che i cantanti fanno sul palco dell’Ariston. Brutti gesti, parole di fuoco e azioni fuori controllo non sono più tollerate.

La clausola, che è stata ribattezzata da alcuni – ironicamente – “anti-Blanco e anti-Rosa Chemical”, trasferirebbe la responsabilità degli artisti alle etichette. In sostanza: se succede qualcosa, paga la discografica sia dal punto di vista economico che dal punto di vista legale. E qui casca l’asino. Perché, come spiegano fonti vicine alle trattative, nessuna casa discografica può garantire il comportamento imprevedibile di un artista durante un evento in diretta dove la pressione cresce e i secondi pesano come ore. E soprattutto, nessuna etichetta è pronta a farsi carico di rischi penali che non le appartengono.

Così, le discografiche definirebbero la proposta “impossibile da accettare”. Molte etichette, soprattutto le più grandi, temono che questa clausola possa diventare un precedente pericoloso. La Rai, dal canto suo, vorrebbe una garanzia che eviti nuovi casi esplosivi. Pertanto l’accordo, che sembrava ormai in fase finale, è in stallo.

Perché questa clausola mette a rischio Sanremo 2026

Il timore principale è uno: il Festival potrebbe ritrovarsi senza la collaborazione compatta delle etichette. Senza la loro adesione convinta, infatti, l’impalcatura creativa del Festival si indebolisce. Il rischio di un boicottaggio, già sfiorato nel passato recente, torna a farsi sentire. Questa clausola, insomma, ha spezzato l’armonia introducendo una responsabilità nuova, troppo pesante per essere accettata a cuor leggero. La conseguenza è chiara: Sanremo 2026 è di nuovo in bilico. Non resta che vedere se questo nuovo terremoto sarà soltanto una scossa passeggera o l’ennesimo ostacolo capace di cambiare la storia del Festival.

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