Stasera in tv va in onda un film che ha influenzato per sempre il cinema bellico e non solo, dal momento che ha letteralmente fatto esplodere il suo regista, Ridley Scott, noto perlopiù come la ‘mano’ dietro il kolossal “Il Gladiatore”. Oggi però non è questa la pellicola che comparirà sul piccolo schermo. Preparatevi a guardare Black Hawk Down. Se il titolo non vi dice nulla, probabilmente siete solo giovani, dal momento che il prodotto audiovisivo in questione – datato 2001 – vinse due Oscar, scosse il pubblico globale e soprattutto è considerato tra i più viscerali dei suoi anni.
Alle 21:15, su Rai Movie torna quest’opera intensa, cruda, quasi mistica nel suo modo di raccontare la battaglia di Mogadiscio del 1993. La colonna sonora è dell’immenso Hans Zimmer, affiancato da Jim Dooley. Pure il cast è straordinario con Josh Hartnett, Ewan McGregor, Eric Bana, Tom Sizemore, Jason Isaacs, William Fichtner, Sam Shepard, Jeremy Piven, Orlando Bloom, Ioan Gruffudd, Ty Burrell, Ewen Bremner e persino Nikolaj Coster-Waldau. Una squadra di volti che oggi riconosciamo in mille altre storie, ma che qui si muove sotto un cielo pesante, attraversato da elicotteri Black Hawk diretti verso un destino che nessuno può fermare.
Black Hawk Down racconta un’operazione pensata per durare mezz’ora. Un blitz rapido, chirurgico. Ma due elicotteri vengono abbattuti. I soldati restano intrappolati. E la notte si apre come una ferita. Come anticipato, ricevette due Oscar storici: Miglior Montaggio per Pietro Scalia e Miglior Sonoro per Michael Minkler, Myron Nettinga e Chris Munro. Arrivarono poi candidature per Migliore Regia e Migliore Fotografia con il lavoro straordinario di Sławomir Idziak. E ancora BAFTA, Saturn Award, MTV Movie Awards. Ma più dei premi restò una frase, quel motto iniziale attribuito a Platone: “Solo i morti hanno visto la fine della guerra”.

Stasera in tv Black Hawk Down: perché è un film che continua a parlare al presente
L’operazione a Mogadiscio parte con un obiettivo chiaro: catturare due luogotenenti del generale Mohamed Farrah Aidid. Un’azione rapida. Un rientro veloce. Ma la città risponde con una furia imprevedibile. Gli elicotteri cadono. Le comunicazioni saltano. I soldati si ritrovano soli, esposti, inghiottiti da un labirinto di strade ostili. La notte diventa interminabile. Un’odissea contemporanea.
L’origine del film è il libro di Mark Bowden, uno dei reportage più intensi sulla guerra moderna. Le scene girate in Marocco mostrano una fedeltà quasi spaventosa alla Mogadiscio del 1993. E poi c’è la musica. Le note di Hans Zimmer invadono il film come onde. La colonna sonora è considerata una delle più potenti e innovative del cinema di guerra.
L’impatto è stato enorme. Black Hawk Down ha cambiato per sempre la rappresentazione della guerra urbana. Ha influenzato film come Fury e Dunkirk, oltre a videogiochi come Call of Duty. Ha riscritto la grammatica visiva del conflitto moderno. Oggi, a distanza di oltre vent’anni, continua a parlare con una forza incredibile. Non è solo un film di guerra. È un film sull’uomo, sui limiti e sulla fragilità che tutti prima o poi dobbiamo attraversare. Guardarlo stasera in tv significa tornare a quella storia, ma anche capire qualcosa di noi. Capire perché il cinema, a volte, può diventare un grido, una carezza o entrambe le cose.
