Il film più coraggioso e sconvolgente dell’anno, candidato dall’Argentina agli Oscar 2026: ora puoi guardarlo gratis su Prime Video

Ci sono film che non ti preparano a nulla, ma arrivano all’improvviso, strappano certezze, aprono ferite e ti costringono a guardare ciò che il mondo preferirebbe ignorare: “Belén”, diretto da Dolores Fonzi e disponibile su Prime Video da oggi, 14 novembre 2025, appartiene a questa categoria rara e scomoda. Una storia vera. Una condanna ingiusta. Un caso giudiziario che ha diviso l’Argentina. Un film che oggi rappresenta il Paese agli Oscar 2026 nella categoria Miglior film internazionale.

La potenza di questa storia nasce da una ragazza che non ha scelto di diventare un simbolo. La chiamano Belén, ma il nome reale resta protetto. La sua vicenda, ricostruita da Fonzi insieme alla sceneggiatrice Laura Paredes e ispirata al libro “Somos Belén” di Ana Correa, pesa come una sentenza scritta in un’altra epoca. E invece è accaduta nel cuore della provincia di Tucumán. È accaduta davanti agli occhi di un sistema che preferiva giudicare invece di capire.

In questa storia c’è una donna che soffre. Una giovane che non sapeva di essere incinta. Un corpo che cede. Un ospedale che si chiude come una trappola. C’è uno Stato che prende il dolore e lo trasforma in colpa. C’è un’accusa di infanticidio nata da pregiudizi, non da prove. E c’è una condanna a otto anni di carcere che sembra scritta per spezzare, non per fare giustizia.

Dentro questa tempesta emerge la figura dell’avvocata Soledad Deza. La interpreta con intensità Camila Plaate. La segue fino al terreno più scivoloso: quello delle istituzioni. La sfida è enorme. Rischiosa. Pericolosa. Ma diventa presto una battaglia collettiva contro un sistema giudiziario segnato da rigidità patriarcali e paure culturali. Una battaglia che unisce associazioni, attiviste, studenti e famiglie… E che accende un grido che attraversa il Paese: “Siamo tutte Belén.”

Prime Video
Belén su Prime Video

Il cast è compatto. Intenso. Profondo. Insieme a Fonzi e Plaate ci sono Laura Paredes, Julieta Cardinali, Sergio Prina, Luis Machín e César Troncoso. Ognuno interpreta un volto reale. Un ruolo dentro un ingranaggio che avanza senza guardare le persone. Il film non cerca mai il sensazionalismo. Non mostra, non esagera e non indulge nella morbosità. La regista protegge la protagonista come si protegge una verità fragile. Racconta ciò che basta. Lascia intuire il resto.

La selezione ufficiale al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián 2025 ha confermato la forza dell’opera. La critica ha parlato di “film necessario”, “legal drama dirompente”, “atto politico travestito da cinema”. E infatti “Belén” è un film politico, ma non perché parla di leggi. Lo è perché parla di corpi, di libertà e di dignità. E soprattutto perché parla del potere che una storia può avere quando diventa specchio di un intero Paese.

La sua uscita su Prime Video apre una nuova fase. Permette a milioni di spettatori di incontrare una storia che ha cambiato gli equilibri culturali dell’Argentina e ha contribuito al dibattito che ha portato alla legalizzazione dell’aborto nel 2020. Consente di guardare negli occhi una realtà che non appartiene solo a un Paese lontano. Riguarda tutti e tutto ciò che consideriamo giusto e ciò che siamo pronti a difendere.

Il film è nato per il percorso festivaliero e per lo streaming. Era pensato per essere accessibile. Capillare. Universale. Il vero successo non si misura nei biglietti, ma nel numero di conversazioni accese. E quelle, oggi, non si fermano più.

Perché “Belén” su Prime lascia un segno e influenzerà altri film

Il cinema cambia quando qualcuno decide di non avere paura. È così che Dolores Fonzi ha trasformato una vicenda giudiziaria in un manifesto politico e umano. Il suo sguardo non cerca di convincere. Racconta e basta. E proprio per questo colpisce. Il film apre un solco nuovo nel cinema sociale argentino. Mostra come una storia minima possa diventare un’onda culturale.

Il suo impatto si sente già. Molti registi argentini parlano di un prima e un dopo. Un prima fatto di censure invisibili e prudenza narrativa. E un dopo fatto di coraggio. Di assunzione di responsabilità e di film che non temono di toccare il nervo più vivo della società. “Belén” diventa così un catalizzatore. Un’opera che ispira e un ponte verso nuove storie che vogliono portare la giustizia sullo schermo.

Guardarlo oggi su Prime Video significa fare un’esperienza che non si dimentica. È un viaggio in un Paese che lotta per il cambiamento, una riflessione sulla fragilità dei diritti, un invito a non distogliere lo sguardo e forse, è proprio questo il suo potere più grande.

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