La primavera 2026 di Rai 1 si preannuncia incandescente. Dopo mesi di indiscrezioni, si fa sempre più concreta l’idea di riportare in prima serata uno dei programmi più amati della storia della televisione italiana: Serata d’Onore. Il format simbolo dell’eleganza televisiva, nato dal genio di Pippo Baudo, potrebbe tornare con una veste moderna ma fedele al suo spirito originario. E a contendersi la conduzione sarebbero tre volti d’oro della Rai: Carlo Conti, Milly Carlucci e Stefano De Martino.
Se gennaio e febbraio saranno già fittissimi per la rete ammiraglia – con Tali e Quali affidato a Nicola Savino al venerdì, The Voice Kids con Antonella Clerici al sabato, e il Festival di Sanremo spostato eccezionalmente a fine febbraio per lasciare spazio alle Olimpiadi di Milano e Cortina – il calendario da marzo in poi è ancora tutto da scrivere. E proprio qui entra in scena l’idea di rilanciare un vero varietà musicale. Non una semplice passerella di artisti: un programma capace di unire musica, parole e racconto, proprio come accadeva con Serata d’Onore. Un format strutturato, elegante e ricco di emozione.
Secondo le prime ipotesi, la direzione Rai starebbe valutando chi tra Conti, Carlucci e De Martino potrà incarnare meglio quello stile “d’autore” che rese leggendario il programma. Carlo Conti, che ha sempre dichiarato il suo amore per i grandi varietà del passato, potrebbe riportare in tv quell’atmosfera da show classico che oggi manca. Milly Carlucci, dopo anni di successi con Ballando con le stelle, rappresenterebbe la continuità e la grazia necessarie per un progetto così ambizioso. E poi c’è Stefano De Martino, ormai maturo artisticamente dopo il trionfo di Affari Tuoi: per lui, un prime time tutto suo sarebbe la consacrazione definitiva.

Rai, cos’era Serata d’Onore: tra ospiti, location e un conduttore iconico
Ma cosa rappresentava davvero Serata d’Onore? Nata negli anni Ottanta, la trasmissione di Pippo Baudo fu una celebrazione dello spettacolo italiano e internazionale. Ogni puntata era un viaggio nel talento, con interviste, performance dal vivo e momenti di autentica televisione d’autore. Tra gli ospiti di quegli anni, nomi iconici come Adriano Celentano, Gianni Morandi, Jovanotti e tanti altri. Era una tv che sapeva unire il grande pubblico, capace di emozionare e far riflettere, mescolando leggerezza e cultura.
Il programma veniva registrato in teatri di prestigio – come il Verdi di Montecatini – e trasmetteva un senso di spettacolo “vero”: orchestra, luci calde, pubblico in sala e una cura formale che oggi la Rai vorrebbe riportare in vita. Baudo, con il suo stile unico, riusciva a rendere ogni intervista un dialogo autentico e ogni omaggio una lezione di televisione. Non c’erano solo applausi, ma emozioni sincere, costruite con mestiere e rispetto per l’arte.
Riproporre oggi Serata d’Onore significherebbe non solo rendere omaggio al passato, ma offrire al pubblico un intrattenimento diverso, più umano e meno frenetico. La Rai sembra voler ritrovare la sua identità di “casa degli italiani”, quella che celebra il talento, la memoria e il valore della diretta. Un ritorno che avrebbe anche un significato simbolico: chiunque salirà su quel palco erediterà l’eredità di un gigante come Baudo, e dovrà farlo con grazia, carisma e autenticità.
Per ora nulla è ufficiale, ma il fermento è palpabile. E se davvero la prossima primavera porterà con sé la rinascita di Serata d’Onore, la Rai si preparerà a una stagione che promette di unire generazioni diverse: chi lo visse da spettatore negli anni Ottanta e chi, oggi, potrà scoprirlo per la prima volta. Un ritorno che non punta solo alla nostalgia, ma a riaccendere quella magia che faceva dire: “La tv, quando vuole, sa ancora emozionare”.
Baudo sorriderebbe, forse, vedendo il suo programma tornare a nuova vita. Perché dietro a ogni Serata d’Onore c’era sempre una promessa: celebrare la bellezza del talento. E quella promessa, a distanza di decenni, la Rai sembra pronta a mantenerla ancora una volta.
