Dieci minuti, tanto basta a un film per colpire più di un intero kolossal: è il caso di Fame, disponibile su RaiPlay, piccolo gioiello firmato da Giuseppe Alessio Nuzzo. Un racconto breve ma potentissimo, capace di toccare corde profonde e di mostrare un lato inedito di Bianca Nappi, che solo ieri abbiamo ammirato in Noi del Rione Sanità nei panni di suor Celeste.
RaiPlay, Fame è un corto intensissimo: la scelta che cambia tutto
Fame è ambientato a Napoli, tra la bellezza struggente dei vicoli e la durezza delle periferie. È la storia di una famiglia che lotta per sopravvivere, vista attraverso gli occhi limpidi di una bambina, interpretata da Ludovica Nasti, la piccola Lila de L’amica geniale. Il padre, interpretato da Massimiliano Rossi, è un uomo onesto ma stanco, spinto da una crisi profonda a scegliere tra legalità e disperazione. Accanto a lui, la madre, una Bianca Nappi intensa e dolente, simbolo di chi non smette di credere nella dignità anche quando tutto sembra perduto. Il film affronta il tema della fame in senso ampio: non solo quella fisica, ma quella di giustizia, amore, speranza. In pochi minuti, Fame racconta più di molte serie intere: la fragilità di una famiglia, il peso della povertà e la forza silenziosa di chi resiste.
Un cast che lascia il segno
Nel cast, oltre a Bianca Nappi, spiccano Massimiliano Rossi, Ludovica Nasti, Ester Gatta e la partecipazione speciale di Gigi Savoia. La regia di Giuseppe Alessio Nuzzo è sobria ma incisiva, capace di rendere Napoli un personaggio vero, vivo, pulsante. Le luci, i suoni, i silenzi parlano più delle parole. Girato in pochi giorni, Fame dimostra come il cinema sociale italiano possa ancora emozionare senza effetti speciali. È una prova di maturità per un regista che, con sensibilità neorealista, sa toccare temi universali come la povertà e la dignità umana.
Bianca Nappi, il volto dell’autenticità
Al di là della potenza corale che si apprezza in Noi del Rione Sanità, Bianca Nappi si spoglia di ogni artificio. In Fame è madre, donna e simbolo, con un’intensità che sorprende chi l’ha conosciuta solo ieri come suor Celeste. Il suo sguardo regge da solo l’intero racconto, e in quei pochi minuti riesce a far passare tutto: paura, orgoglio, disperazione, amore. È un’interpretazione che ricorda il miglior cinema di Ermanno Olmi e di Francesco Rosi: pulita, vera, senza retorica.

Riconoscimenti e impatto
Presentato in vari festival italiani e internazionali, Fame è stato applaudito per la sua forza emotiva e la sua regia essenziale. Rai Cinema ha creduto nel progetto, distribuendolo sulla propria piattaforma, dove oggi è visibile gratuitamente. La critica ne ha lodato il coraggio di affrontare temi sociali con delicatezza e verità, e la capacità di restituire un’immagine autentica di Napoli, lontana dai cliché. Nonostante la brevità, Fame ha influenzato una nuova generazione di registi italiani, riportando attenzione sul cortometraggio come forma d’arte autonoma e necessaria. Molti giovani autori hanno dichiarato di essersi ispirati alla sua struttura essenziale per raccontare storie di periferia e riscatto.
Perché guardarlo oggi su RaiPlay
In un panorama spesso dominato da serie e blockbuster, Fame è un ritorno all’essenza del cinema: emozione, sguardi, silenzi. È un racconto che in soli dieci minuti riesce a farti provare tutto — rabbia, compassione, speranza. Ed è anche un modo per scoprire (o riscoprire) Bianca Nappi come una delle interpreti più vere del nostro cinema, capace di passare da ruoli televisivi di grande impatto a personaggi intimamente umani. Se amate il cinema che parla al cuore e non ha bisogno di effetti speciali, non perdete Fame su RaiPlay. Vi lascerà senza fiato — e vi farà guardare Noi del Rione Sanità con occhi diversi.
