Sta per dire addio a Netflix uno dei film che hanno inventato la commedia all’italiana. “Un giorno in pretura”, firmato Steno nel 1954, sarà disponibile solo fino al 31 ottobre. Un’occasione unica per riscoprire una pellicola che ha insegnato all’Italia a ridere della giustizia, dei pregiudizi e delle proprie contraddizioni. Con un cast stellare — Peppino De Filippo, Alberto Sordi e una giovanissima Sophia Loren — il film è un affresco vivace dell’Italia del dopoguerra. Una satira intelligente che anticipa i temi e i toni che sarebbero diventati il marchio di fabbrica del nostro cinema più amato.
La trama di Un giorno in pretura: un tribunale, mille verità
La storia si svolge interamente nell’aula di un tribunale romano, dove il pretore Salomone Lo Russo, interpretato da un impeccabile Peppino De Filippo, affronta una lunga giornata di processi minori. Si trova davanti ladri, preti, amanti gelosi e donne di spettacolo, in un carosello umano che mescola umorismo e malinconia. Il pretore è rigido e intransigente, ma caso dopo caso, inizia a comprendere che la giustizia non è solo questione di codici e sentenze. Quando si trova a giudicare Luisa Ceccarelli (una splendida Silvana Pampanini), sua vecchia amica d’infanzia, qualcosa cambia. Lo Russo decide di ascoltare la propria coscienza più che la legge. È un gesto piccolo, ma umano, che trasforma il film in un ritratto commovente del nostro Paese. Il cerchio si chiude in modo ironico e poetico: il pretore finisce in tribunale come imputato, dopo una lite da stadio con Nando Mericoni (il leggendario “americano di Roma” interpretato da Sordi). Un finale che è già un capolavoro di scrittura e satira.
Un cast irripetibile
Oltre a De Filippo e Sordi, sfilano volti che hanno fatto la storia del cinema italiano: Sophia Loren nel ruolo di una ladra dal sorriso luminoso, Walter Chiari come prete in bilico tra fede e tentazioni, Leopoldo Trieste, Tania Weber, Virgilio Riento e Giulio Calì. Una galleria di personaggi umani, buffi, disperati. Tutti raccontati con un rispetto raro. È qui che nasce la magia: l’incontro tra ironia e compassione, tra risata e riflessione. La commedia italiana non sarà più la stessa.

Dalla pretura alla storia del cinema
Il film non vinse premi internazionali, ma lasciò un’impronta profonda. Fu un successo di pubblico e di critica, e soprattutto, aprì la strada a un nuovo modo di raccontare il Paese. “Un giorno in pretura” anticipò la formula della commedia corale e degli episodi intrecciati, poi resa celebre da Dino Risi, Mario Monicelli e Luigi Comencini. È anche il debutto di un personaggio destinato a diventare leggenda: Nando Mericoni, il romano ossessionato dall’America. L’anno successivo, quel tipo comico avrebbe conquistato tutto con “Un americano a Roma”, consacrando Alberto Sordi come simbolo di un’Italia che sogna e si prende in giro da sola.
Curiosità e impatto
Il film segue la regola aristotelica delle tre unità — luogo, tempo e azione — un espediente raro nel cinema comico dell’epoca. Tutto accade in un solo giorno, in un’unica aula. Una scelta che regala ritmo, tensione e un senso di realismo sorprendente. Steno costruisce una satira elegante, mai cattiva, ma profondamente vera. Mostra l’Italia di quegli anni: povera, ambiziosa, furba, spesso ingiusta ma piena di vita. La risata diventa una lente per guardare le disuguaglianze e i piccoli drammi quotidiani con affetto e lucidità. Molti critici hanno definito “Un giorno in pretura” come il film che “insegnò al pubblico italiano a ridere di sé”. Un’eredità che si riflette in decenni di commedie successive, fino ai lavori di Ettore Scola e Nanni Loy.
Perché (ri)vederlo ora su Netflix
Guardarlo oggi, su Netflix, è come aprire un vecchio album di famiglia. Ci si ritrova nei dialoghi, nei tic, nelle piccole ipocrisie di un’Italia che credeva nella giustizia e nella risata. È un film che non ha bisogno di effetti speciali per emozionare. Solo volti, parole e verità. Entro il 31 ottobre, “Un giorno in pretura” uscirà dal catalogo. Ma chi lo (ri)scoprirà adesso, lo porterà con sé come si porta una canzone che non smette di risuonare. Perché questa non è solo una commedia: è la radice di un modo di ridere che ci appartiene ancora. Disponibile su Netflix fino al 31 ottobre.
