Màkari ha qualcosa che nessun’altra fiction Rai possiede: perché stasera su Rai1 con Claudio Gioè ci sentiremo a casa

C’è una luce diversa quando torna Màkari. Non è solo quella della Sicilia al tramonto. È quella di una televisione che ricomincia a respirare. Stasera su Rai 1 debutta la quarta stagione della fiction firmata Rai Fiction e Palomar, diretta da Monica Vullo e Riccardo Mosca. Torna Claudio Gioè nei panni di Saverio Lamanna, accanto a Ester Pantano e Domenico Centamore. Torna la storia di un uomo che ha fallito, ma che trova nel ritorno a casa la sua più grande forma di verità.

Già dalle prime scene, Màkari riporta il pubblico in una dimensione che sembra perduta. Il ritmo lento, i dialoghi misurati, l’ironia che disarma: tutto ci spinge dentro un mondo dove il tempo si allarga. La fiction è ambientata tra San Vito Lo Capo, Trapani, Custonaci e la Riserva dello Zingaro. Ogni inquadratura è un atto d’amore verso la Sicilia, trasformata in un personaggio vivo, pieno di contrasti e di luce.

Ma non è solo questione di paesaggio. Il segreto è la scrittura, ispirata ai romanzi di Gaetano Savatteri. Saverio Lamanna non è un eroe. È un uomo che cerca di capire il mondo. E questo ci basta per riconoscerci in lui. È ironico, fragile, affettuoso, spesso confuso. Eppure, nonostante tutto, resta fedele a sé stesso. Per questo lo amiamo. Perché nella sua imperfezione c’è la nostra.

Màkari, una fiction Rai che guarisce: tra mistero, ironia e radici

Ogni episodio di Màkari unisce giallo e introspezione. Non è solo l’indagine a tenere incollati allo schermo. È la vita che si nasconde dietro ogni enigma. I casi che Saverio risolve sono anche i suoi. Ogni mistero diventa uno specchio. E noi spettatori, insieme a lui, impariamo a fare pace con le nostre ombre.

Nel cuore della serie c’è il legame con Suleima (Ester Pantano). Una storia d’amore piena di partenze, ritorni e parole non dette. Un amore maturo, autentico, con quella malinconia che solo le relazioni vere portano con sé. Attorno a loro si muove Peppe Piccionello (Domenico Centamore), l’amico che rappresenta il buonsenso, la saggezza popolare e la leggerezza che salva. È un equilibrio perfetto: il pensiero e la terra, la riflessione e il sorriso.

Màkari è una fiction che non urla, ma resta. È un racconto che si insinua piano e poi non se ne va più. Forse perché parla di qualcosa che abbiamo dimenticato: il valore della lentezza, la forza dell’ironia, la consolazione della normalità. Quando Claudio Gioè guarda l’orizzonte e sorride, sembra che ci inviti a fare lo stesso. A fermarci un attimo, a respirare, a ricordarci chi siamo.

Màkari
Claudio Gioè nella fiction Rai Màkari

Negli ultimi anni, poche fiction Rai hanno saputo unire così bene la dimensione popolare e quella interiore. Màkari lo fa con grazia. Riesce a essere giallo, commedia, riflessione e dichiarazione d’amore alla Sicilia. E a ogni stagione conquista nuovi spettatori. La terza, nel 2024, ha superato i 4,4 milioni di telespettatori e il 24% di share. Numeri che raccontano molto più di un successo: raccontano un bisogno collettivo di autenticità.

In tempi di fiction urlate e di trame esasperate, Màkari è l’eccezione che scalda. Non cerca lo scandalo, ma la verità. Non punta al colpo di scena, ma alla profondità. E il pubblico lo sente. Ogni spettatore che la guarda ritrova qualcosa di sé, una memoria, un’emozione, una nostalgia. Stasera, quando su Rai 1 torneranno le voci di Claudio Gioè ed Ester Pantano, molti avranno la stessa sensazione. Quella di essere di nuovo nel posto giusto. Di sentire il profumo del mare e il rumore delle onde. Di ritrovare, anche solo per un’ora, quella parte di noi che il tempo aveva coperto. E forse è questo il segreto di Màkari: non promette fughe, ma ritorni.

Perché certe storie non si guardano. Si abitano. E Màkari, più di ogni altra fiction Rai, sa farci sentire davvero a casa.

Lascia un commento