In scadenza su Netflix un capolavoro del cinema femminile: Kirsten Dunst, 17 anni e un destino scritto negli occhi

Solo fino al 22 ottobre resta su Netflix uno dei film più delicati e struggenti degli anni ’90: “Il giardino delle vergini suicide” di Sofia Coppola. Un’opera prima che trasformò la malinconia adolescenziale in arte pura, consacrando Kirsten Dunst come icona generazionale.

Ci sono film che non invecchiano mai, ma continuano a parlare con la stessa forza di quando uscirono per la prima volta. “Il giardino delle vergini suicide” è uno di questi. Diretto nel 1999 da una giovanissima Sofia Coppola, tratto dal romanzo di Jeffrey Eugenides, è una di quelle opere che restano nella memoria. Per la loro grazia spezzata, per la malinconia che scivola tra le immagini come un profumo.

Ambientato nella periferia di Detroit nel 1974, il film racconta la storia delle cinque sorelle LisbonTherese, Mary, Bonnie, Lux e Cecilia — cresciute sotto lo sguardo rigido di una madre iperprotettiva, interpretata da Kathleen Turner, e di un padre remissivo, James Woods. Una casa piena di regole e silenzi, dove la luce filtra a fatica tra le tende e la libertà diventa un sogno pericoloso. Dopo il primo suicidio, quello della più giovane Cecilia, la famiglia tenta di tornare alla normalità. Ma la chiusura totale verso il mondo esterno segna lentamente il destino delle altre figlie, fino al gesto estremo che trasforma il film in una ballata dolente sull’incomunicabilità e sul desiderio.

Al centro di tutto, Lux Lisbon, interpretata da una straordinaria Kirsten Dunst appena diciassettenne. Ribelle, luminosa, fragile. È lei il volto dell’adolescenza che lotta per esistere, intrappolata tra la voglia di libertà e il peso del giudizio. La sua interpretazione, sensuale ma mai compiaciuta, aprì le porte a una carriera che l’avrebbe portata fino a Melancholia di Lars von Trier e a Il potere del cane. Nel cast spiccano anche Josh Hartnett nel ruolo di Trip Fontaine e un sorprendente Danny DeVito come psicologo. Tutto intorno, un coro di adolescenti del quartiere che osservano, raccontano e idealizzano le sorelle Lisbon, incapaci di comprendere davvero il loro dolore.

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Il giardino delle vergini suicide in scadenza su Netflix

Perché guardare Il giardino delle vergini suicide su Netflix prima che sparisca dal catalogo

Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 1999, il film fu accolto con entusiasmo per la sua delicatezza visiva e la colonna sonora ipnotica firmata dal duo francese Air. Brani come Playground Love contribuirono a definire un’estetica sonora e visiva che avrebbe segnato un’intera generazione di registi e spettatori. Il direttore della fotografia Edward Lachman trasforma ogni inquadratura in un quadro malinconico: toni pastello, luci soffuse, silenzi che raccontano più delle parole. La regia di Sofia Coppola, già allora inconfondibile, si muove tra sogno e realtà, dando voce a un dolore femminile che il cinema raramente aveva saputo rappresentare con tanta delicatezza.

Il film non fu solo un successo di critica, ma anche una dichiarazione d’intenti: le emozioni, anche quelle più silenziose, meritano uno spazio estetico e narrativo. “Il giardino delle vergini suicide” aprì la strada a un nuovo linguaggio visivo che avrebbe ispirato le opere successive della stessa Sofia Coppola. Con il tempo, il film è diventato un vero e proprio cult generazionale. Non solo per il tema del suicidio adolescenziale, ma per la capacità di raccontare la bellezza e la tragedia di essere ragazze in un mondo che non ascolta. Ogni sguardo, ogni gesto, ogni nota della colonna sonora racchiude una nostalgia universale: quella per un’età che si perde per sempre.

Se non lo avete mai visto — o se volete riscoprirlo con occhi diversi — questo è il momento giusto. Fino al 22 ottobre è disponibile su Netflix, poi scomparirà dal catalogo. Un’occasione unica per rivedere il film che trasformò il dolore in arte e consacrò Kirsten Dunst come una delle interpreti più intense del suo tempo. “Il giardino delle vergini suicide” non è solo un film: è una sensazione che rimane, un sussurro che continua a vivere negli occhi di chi lo guarda. Non lasciatevelo sfuggire.

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