Venerdì 3 ottobre 2025 l’Italia si ferma per lo sciopero generale nazionale con treni cancellati, scuole deserte, manifestazioni da Roma a Milano, da Napoli a Torino: un Paese intero scende in piazza per difendere diritti e dignità e in questo scenario, un film torna più potente che mai, Bread and Roses, firmato da Ken Loach, disponibile su RaiPlay.
Non è solo un film. È un manifesto, la storia di lavoratori invisibili che decidono di alzare la testa. È il racconto di uno sciopero che non parla solo agli Stati Uniti degli anni Novanta, ma parla anche a noi, oggi. Non a caso, questo film fu selezionato e consacrato a Cannes nel 2000, quando il regista britannico portò sul tappeto rosso la voce degli ultimi.
Bread and Roses, la lotta che diventa cinema su RaiPlay
Bread and Roses nasce dal cuore pulsante di Los Angeles. I protagonisti sono gli addetti alle pulizie, in gran parte immigrati messicani. Donne e uomini che ogni notte rendono scintillanti gli uffici dei ricchi, ma vivono nella precarietà più assoluta. Ken Loach prende ispirazione dalla campagna “Justice for Janitors” del sindacato SEIU e dal celebre sciopero di Lawrence del 1912, da cui nasce il motto “Pane e Rose”. Non solo sopravvivenza, ma anche dignità e bellezza.
La storia segue Maya, interpretata da Pilar Padilla, giovane clandestina appena arrivata negli Stati Uniti. Trova lavoro insieme alla sorella Rosa (Elpidia Carrillo) come addetta alle pulizie in un grattacielo. Le condizioni sono dure, i salari bassissimi, i diritti inesistenti. Finché non incontra Sam, un attivista sindacale con il volto di Adrien Brody. Lui le offre una prospettiva diversa: organizzarsi, ribellarsi, pretendere rispetto. Maya sceglie di lottare. E il film diventa un inno collettivo alla resistenza. Il cast regala intensità rara. Accanto ai tre protagonisti, ci sono Jack McGee, George Lopez, Monica Rivas e persino camei inattesi di Tim Roth, Ron Perlman, Benicio del Toro e Robin Tunney. Una folla di volti per raccontare un’umanità sommersa che finalmente conquista lo schermo.

Dal rosso di Cannes alla realtà di oggi
Al Festival di Cannes 2000, Bread and Roses venne accolto con applausi e polemiche. Era un cinema che non lasciava scampo. Non c’era spazio per compromessi: Loach mostrava senza filtri lo sfruttamento, la paura, ma anche il coraggio di chi non si arrende. Non vinse la Palma d’Oro, ma conquistò critica e pubblico. Ricevette nomination e premi importanti: dall’Imagen Award all’ALMA Award, fino al Santa Barbara International Film Festival. Per molti, è uno dei titoli più potenti della filmografia di Ken Loach.
Oggi, mentre in Italia si protesta contro guerre, tagli e disuguaglianze, quel film suona come un’eco familiare. Le piazze piene di bandiere e cori sembrano richiamare le stesse scene che Loach filmava tra i grattacieli di Los Angeles. È un ponte che unisce epoche e geografie, ma con lo stesso cuore: la dignità dei lavoratori.
Curiosità e impatto
Il titolo Bread and Roses richiama un celebre poema di James Oppenheim, scritto nel 1911, che divenne simbolo dello sciopero tessile di Lawrence. “Vogliamo il pane, ma vogliamo anche le rose”. Il film porta questo motto nella contemporaneità, rendendo universale un messaggio che resiste al tempo. È anche la prima volta che Ken Loach gira un film negli Stati Uniti. Un progetto ambizioso, con un budget più alto rispetto ai suoi standard e un cast corale. Ma soprattutto con una scelta radicale: portare nel cuore dell’America una storia di immigrati, sindacati, scioperi. Non un blockbuster, ma un pugno nello stomaco che ha aperto la strada ad altri film socialmente impegnati. Dopo Bread and Roses, diversi registi hanno ripreso la sfida di raccontare migranti, precari e “invisibili”. Dal cinema indipendente statunitense fino a opere europee, il film di Loach ha segnato un punto di non ritorno. Ha dimostrato che il cinema può ancora essere politico, urgente, necessario.
Perché vederlo oggi
Guardare Bread and Roses oggi, su RaiPlay, nel giorno dello sciopero generale, significa guardarsi allo specchio. Significa riconoscere nelle battaglie di ieri la stessa sete di giustizia che anima i cortei di oggi. Non è solo intrattenimento: è memoria, è riflessione, è arte che diventa resistenza. Cannes lo consacrò, ma è l’attualità che lo rende eterno. Perché finché ci saranno persone costrette a lottare per i loro diritti, Bread and Roses resterà un film imprescindibile. E oggi, più che mai, ci ricorda che la lotta per la dignità non conosce confini né epoche.
