La seconda puntata di Balene – Amiche per sempre, andata in onda ieri, domenica 28 settembre su Rai 1, ha confermato un buon risultato in termini di popolarità, soprattutto sui social dov’è stata seguita e commentata come le migliori fiction della televisione di Stato. Eppure, nonostante i riscontri positivi, cresce la sensazione che la serie con Veronica Pivetti e Carla Signoris non riesca a fare breccia nel cuore del pubblico quanto La ricetta della felicità, il nuovo titolo con Cristiana Capotondi e Lucia Mascino.
Balene, il ‘difetto’ rispetto a La ricetta della felicità è il nodo: troppi fili narrativi
Balene ha molti pregi: un cast di talento, la chimica tra le protagoniste e un intreccio che mescola mistero e vita privata. Ma è proprio qui che si annida la sua debolezza. La fiction forse, si carica di troppe sottotrame – dal giallo sulla morte di Adriana ai problemi economici del pastificio, passando per relazioni sentimentali e segreti familiari – rischiando di disperdere l’attenzione. Il pubblico si ritrova a seguire un mosaico di storie parallele che, pur intriganti, finiscono per rallentare il ritmo e ridurre l’impatto emotivo.
Perché “La ricetta della felicità” conquista di più
Al contrario, la fiction con Capotondi e Mascino ha trovato la formula giusta: una narrazione più agile, che non sovraccarica lo spettatore ma alterna con naturalezza dramma, ironia e un pizzico di mistero. Al centro non c’è soltanto la ricerca della verità sul marito, ma soprattutto la rinascita personale di Marta e la nascita di un legame inaspettato con Susanna. Qui il tema della “sorellanza” diventa motore narrativo potente, raccontato con delicatezza e leggerezza. L’ambientazione nella riviera romagnola, con la pensione-piadineria come luogo simbolo di accoglienza, restituisce inoltre atmosfere più familiari e calorose, capaci di far sentire lo spettatore parte di una comunità.

Due modelli a confronto
La differenza tra le due fiction, entrambe firmate Rai ed entrambe con protagoniste due amiche (tutte e quattro attrici indiscutibilmente talentose), sta quindi nell’approccio:
- Balene punta sull’intreccio giallo e sulle tensioni, ma rischia di risultare troppo costruita;
- La ricetta della felicità privilegia l’emozione immediata, la leggerezza e il racconto della resilienza, riuscendo a parlare a un pubblico più ampio.
La lezione
Non è questione di attori – ancora una volta, tutti validissimi – ma di scrittura e tono della fiction. Oggi gli spettatori sembrano premiare di più le storie che non si prendono troppo sul serio, che sanno alternare dolore e sorriso senza appesantire. La ricetta della felicità incarna questo spirito, mentre Balene appare come una fiction che cerca costantemente di dimostrare qualcosa, perdendo forse in spontaneità. In fondo, è la stessa ragione per cui la prima ha sorpreso fin dall’esordio, mentre la seconda, pur solida, lascia sempre la sensazione che ci sia qualcosa che non convince.
