Ci sono film che non si limitano a intrattenere, ma che cambiano per sempre il modo in cui guardiamo un genere: Ronin appartiene a questa categoria e stasera in Rai è pronto a tornare. Infatti, Rai 4 porta in prima serata il capolavoro di John Frankenheimer, uscito nel 1998 e subito diventato leggenda.
Con Robert De Niro in uno dei ruoli più iconici della sua carriera e un cast internazionale che unisce Jean Reno, Natascha McElhone, Stellan Skarsgård, Sean Bean e Jonathan Pryce, il film è un viaggio nel cuore oscuro dell’Europa post-Guerra Fredda. Non solo un thriller, ma una riflessione sul tradimento, sull’identità e sul prezzo della lealtà.
Ronin debutta alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1998. Le recensioni non tardano: pubblico e critica parlano di inseguimenti senza eguali, dialoghi taglienti, tensione pura. Rotten Tomatoes oggi lo accredita con oltre il 70% di recensioni positive. Riviste importanti lo inseriscono tra i migliori film d’azione di sempre. È stato l’ultimo grande trionfo di Frankenheimer, maestro del cinema che aveva già firmato titoli immortali come Il mensuratore e La promessa dell’assassino.
La trama è tanto semplice quanto magnetica. Un gruppo di ex agenti, provenienti da CIA, MI6 e KGB, viene reclutato dalla misteriosa Deirdre per recuperare una valigetta. Nessuno sa cosa contenga. Tutti sono disposti a morire per averla. Tradimenti, alleanze fragili e inseguimenti mozzafiato tra Nizza e Parigi trasformano la missione in una danza letale. Al centro, Sam, l’ex agente CIA interpretato da De Niro, un uomo che nasconde più verità di quanto mostri.

Curiosità, impatto e il mito di Ronin: stasera in tv su Rai 4
Il titolo non è casuale. “Ronin” è un termine giapponese che indica i samurai senza padrone, guerrieri costretti a vendersi come mercenari. La metafora è potente e attraversa tutto il film: uomini addestrati al servizio di un padrone che non c’è più, condannati a sopravvivere tra sospetti e inganni. Uno dei motivi per cui Ronin resta indelebile è la sua spettacolare autenticità. Niente effetti digitali, nessuna scorciatoia: più di 300 piloti professionisti hanno girato le sequenze degli inseguimenti. Oltre 80 automobili distrutte in strada. Tutto vero, tutto girato a velocità reali. Nizza, Parigi, le strade francesi diventano personaggi vivi, teatro di un cinema che oggi sembra impossibile da replicare.
Dietro la sceneggiatura si nasconde anche la penna di David Mamet, maestro dei dialoghi serrati e delle ambiguità morali. Ufficialmente accreditato come Richard Weisz, Mamet ha riscritto gran parte delle battute, regalando al film quell’aura di intelligenza narrativa che lo distingue da tanti altri action. E poi c’è la valigetta. Il contenuto non viene mai rivelato. Un vuoto narrativo che ha alimentato leggende e interpretazioni per oltre vent’anni. Simbolo del desiderio, metafora del potere, MacGuffin perfetto alla Hitchcock. Una scelta coraggiosa che ha reso Ronin un enigma senza tempo.
Il film non ha vinto premi prestigiosi, ma ha lasciato un’eredità enorme. Da Mission: Impossible – Fallout a videogiochi come Burnout e Alpha Protocol, la lezione di Frankenheimer è chiara: l’azione deve essere reale, concreta, tangibile. Senza computer grafica, senza filtri. Solo adrenalina pura. Molte sequenze, come quella nella “rimessa Hereford”, sono diventate culto per gli appassionati. Le frasi secche, lo sguardo glaciale di De Niro, la chimica con Jean Reno: ogni dettaglio ha contribuito a trasformare Ronin in una pietra miliare. Non è solo cinema d’azione. È cinema che parla di fiducia, di tradimento, di uomini soli contro il mondo.
Guardarlo oggi, in una serata d’autunno, significa riscoprire un pezzo di storia del cinema. Significa assistere a un film che ha cambiato le regole. E che, anche dopo quasi trent’anni, resta insuperato. Per questo stasera, alle 21:20 su Rai 4, non è solo una proiezione televisiva. È un evento da non perdere.
