Ci sono film che nascono con l’ambizione di lasciare un segno: Quasi nemici – L’importante è avere ragione, diretto da Yvan Attal e disponibile stasera in tv, è uno di questi. In Francia ha avuto incassi record, conquistando pubblico e critica. Ha raccolto nomination ai César, confermando l’impatto di un’opera che non lascia indifferenti. In Italia, però, il film è passato più silenzioso. Pochi lo conoscono davvero, eppure racconta una storia che riguarda tutti.
Questa sera, alle 21:20 su LA7d, arriva in prima serata un’opera che mescola ironia pungente e riflessione sociale. Un duello a colpi di parole che diventa lezione di vita. Una sfida che ribalta i pregiudizi e spinge lo spettatore a guardarsi dentro.

Un film che unisce scontro, ironia e crescita personale: stasera in tv Quasi nemici – L’importante è avere ragione
La trama porta lo spettatore nella banlieue di Créteil e poi nelle aule solenni dell’Università Panthéon-Assas di Parigi. La protagonista è Neïla Salah, interpretata da Camélia Jordana. Una giovane donna brillante, figlia di immigrati, determinata a diventare avvocata. Al suo fianco, o meglio di fronte, c’è Pierre Mazard, il professore di retorica interpretato da Daniel Auteuil. Cinico, provocatorio, pronto a colpire con battute taglienti e spesso oltre il limite.
L’incontro tra i due è esplosivo. Un’umiliazione pubblica davanti alla classe scatena polemiche. Il video finisce online, l’università trema. Mazard, uomo delle frasi urticanti, viene costretto a preparare proprio Neïla al torneo nazionale di eloquenza. Da qui nasce una collaborazione forzata, un campo di battaglia fatto di parole, logica, contrasti culturali. Ma anche un percorso di crescita reciproca.
La forza del film sta nel mettere lo spettatore davanti a domande scomode. Quanto pesano davvero i pregiudizi? La parola è solo strumento di potere o può diventare ponte di dialogo? Attal non cerca risposte facili. Usa l’ironia, mostra fragilità, lascia che siano i personaggi a scardinare certezze.
Dal successo francese all’attualità italiana
In Francia il film è stato un caso. Pubblico in sala, botteghino in tilt, dibattiti sui giornali. Ai César 2018 arrivano le nomination per Auteuil e per il film stesso. E Camélia Jordana vince come miglior promessa femminile. Una consacrazione che ne ha segnato il percorso, trasformandolo in un titolo di riferimento per le nuove commedie sociali.
In Italia, invece, Quasi nemici non ha mai avuto la stessa eco. È rimasto confinato a un pubblico ristretto, quasi dimenticato nelle pieghe delle uscite cinematografiche. Eppure oggi, in un Paese che discute di università, inclusione e parole tossiche, il messaggio è più attuale che mai. Vederlo significa partecipare a un dialogo che supera i confini, abbatte barriere e racconta l’eterna lotta tra chi difende il privilegio e chi reclama spazio.
Curiosità e retroscena lo rendono ancora più prezioso. Attal, al suo settimo film da regista, usa la commedia per scavare nell’animo francese. Non risparmia né il cinismo borghese né gli stereotipi delle banlieue. In questo equilibrio precario, la retorica diventa spettacolo, ma anche strumento di riscatto. L’impatto è stato enorme. Dopo Quasi nemici, il cinema francese ha guardato con più coraggio ai temi dell’integrazione, del linguaggio come arma e come cura. Altri registi hanno seguito quella strada, dando voce a minoranze e nuove generazioni. Un effetto domino che oggi possiamo riconoscere anche nelle serie tv, nelle commedie e nei festival internazionali.
Stasera in tv il pubblico italiano ha un’occasione unica. Non solo scoprire un film rimasto nell’ombra, ma anche lasciarsi trascinare in un confronto universale. Un duello di parole che diventa specchio della società. Un’opera che dimostra, con forza, che la verità conta meno della capacità di difenderla. E che, a volte, proprio nei contrasti più aspri nascono i cambiamenti più profondi.
