Nessuno ne parla, ma ha quasi il 100% su Rotten Tomatoes: la serie più tenera e sorprendente di sempre

Alcune serie si guardano e si dimenticano, altre, invece, restano dentro e cambiano il modo in cui pensi a te stesso: Big Boys appartiene a questa seconda categoria.

È una commedia britannica firmata da Jack Rooke, capace di mescolare risate e malinconia come poche altre. La critica internazionale l’ha definita “una piccola rivoluzione”. Non a caso ha raggiunto il 96% su Rotten Tomatoes e ha vinto un BAFTA Award, il più importante riconoscimento televisivo inglese.

Il protagonista è Jack, un ragazzo di diciannove anni che, dopo la morte improvvisa del padre, si affaccia al mondo universitario con un anno di ritardo. Sensibile, ironico e spaesato, incontra Danny, il suo compagno di stanza: estroverso, carismatico, apparentemente invincibile. In realtà anche lui nasconde fragilità profonde. La loro amicizia diventa il cuore pulsante della storia. Big Boys parla di lutto, salute mentale, identità sessuale, prime volte e insicurezze. Ma lo fa con un tono leggero, autentico, capace di alternare comicità e tenerezza senza mai risultare artificiale.

La trama e un cast che conquista al primo sguardo

La voce narrante di Jack rende la storia intima e personale. È come leggere le pagine di un diario segreto, tra pensieri ironici e riflessioni profonde. Ogni episodio dura circa venticinque minuti, ma lascia il segno come un film intero. Dylan Llewellyn, già amato per il ruolo in Derry Girls, presta al protagonista la giusta dose di ingenuità e dolcezza. Jon Pointing, nei panni di Danny, sorprende per la capacità di passare dall’ironia alla vulnerabilità. Accanto a loro brillano Camille Coduri (Peggy, la madre di Jack), Izuka Hoyle, Katy Wix, Harriet Webb, Olisa Odele, Annette Badland, Robert Gilbert e Sheila Reid. Un cast corale che regala momenti di pura verità.

La critica ha sottolineato soprattutto la qualità della scrittura. Rooke ha saputo raccontare i vent’anni senza idealizzarli né banalizzarli. Big Boys non teme di mostrare la sofferenza, ma sceglie di farlo con il sorriso.

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Big Boys

Premi, curiosità e l’impatto di questa serie sulle nuove generazioni

Il primo episodio fu girato nel 2018, ma il progetto rimase fermo per anni. Quando finalmente andò in onda su Channel 4, diventò subito un piccolo cult. In breve tempo arrivarono riconoscimenti e premi: 8 vittorie e 19 nomination complessive. La sua forza sta nella franchezza con cui affronta temi delicati. Depressione, ansia, sessualità non vengono nascosti né drammatizzati oltre misura. Vengono raccontati come parte della vita. Ed è questo che ha fatto innamorare la Generazione Z, che l’ha riconosciuta come una delle serie più vicine alla propria sensibilità.

L’impatto è stato evidente anche nel panorama televisivo successivo. Molti autori, da Sex Education a Derry Girls, hanno citato Big Boys come fonte di ispirazione. La sua impronta si riconosce nel modo più empatico e maturo di raccontare l’adolescenza sul piccolo schermo. Il pubblico conferma ciò che dice la critica: su IMDb la valutazione media è 8,4/10. E il punteggio su Rotten Tomatoes continua a oscillare tra il 96% e il 98%. Risultati che solo pochissime serie riescono a mantenere nel tempo.

Perché recuperarla è un’esperienza da non rimandare

Big Boys è una serie che non ti lascia uguale a prima. Ti fa ridere a voce alta e, pochi minuti dopo, ti fa commuovere fino alle lacrime. È un viaggio emotivo breve ma intenso, che parla a chiunque abbia vissuto il dolore della perdita, l’incertezza del futuro, il bisogno di accettarsi. Oggi non è facilmente reperibile in Italia. Ma chi l’ha vista non smette di consigliarla. È una di quelle opere che restano, che si condividono tra amici come un segreto prezioso. Perché non è solo una commedia: è un piccolo pezzo di vita.

Se ami le storie di crescita, i racconti che uniscono empatia e umorismo, non puoi ignorarla. Big Boys non è una semplice serie tv: è un abbraccio che dura sei episodi. E che, anche se nessuno ne parla, ha davvero il potere di cambiarti l’anima.

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