Ci sono film che non inseguono la perfezione patinata ma scelgono di mostrare l’anima nuda dei protagonisti: Nico: 1988 su RaiPlay è uno di questi. Un biopic musicale premiato a Venezia che racconta gli ultimi due anni della vita di Christa Päffgen, conosciuta in tutto il mondo come Nico, musa di Andy Warhol e voce dei Velvet Underground. È un film dimenticato dal grande pubblico ma prezioso per chi ama le storie autentiche. La regista Susanna Nicchiarelli non cerca l’apologia del mito, ma l’essenza fragile di una donna che non vuole più essere icona. È un ritratto intimo che ha segnato il cinema europeo e che continua a ispirare nuovi sguardi sul biopic musicale.
RaiPlay, la trama e il viaggio interiore di Nico: 1988
La vicenda si muove tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, la campagna polacca e il litorale romano. Ogni tappa racconta un frammento della sua identità. Dopo aver vissuto i riflettori come musa e simbolo di un’epoca, Nico si reinventa come artista solista, cercando uno spazio personale lontano dai fantasmi del passato. Il film mostra gli ultimi tour europei, le lotte contro la dipendenza e il tentativo di ricostruire il legame tormentato con il figlio Ari. Non c’è celebrazione, c’è un percorso fatto di cadute, risalite, concerti improvvisati e serate nei club clandestini di Praga sotto il regime comunista. Lì, in mezzo al caos e all’oscurità, la sua voce trova paradossalmente più forza, proprio perché spezzata.
Un cast intenso e riconoscimenti prestigiosi
A incarnare Nico è Trine Dyrholm, attrice danese pluripremiata che canta davvero le canzoni della protagonista, regalando autenticità a ogni esibizione. Accanto a lei troviamo John Gordon Sinclair nel ruolo del manager Richard, Anamaria Marinca come Sylvia, Sandor Funtek come Ari, Thomas Trabacchi, Karina Fernandez, Calvin Demba, Francesco Colella, Marianna Cappi, Leonardo Cesari e Béatrice Didier. Un cast internazionale che contribuisce a creare un affresco vivo e realistico. Il film ha vinto il Premio Orizzonti alla 74ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ha conquistato il David di Donatello per la miglior sceneggiatura originale firmata da Susanna Nicchiarelli (e altri tre premi nella stessa competizione cinematografica), i Ciak d’Oro e il Premio Suso Cecchi D’Amico. È stato candidato ai Satellite Awards e ai Nastri d’Argento, confermando il suo impatto nel panorama europeo.

Curiosità e impatto sul cinema
Nicchiarelli sceglie di raccontare non solo la parabola personale di Nico, ma anche le difficoltà universali di chi cerca di conciliare il ruolo di donna, madre e artista nella maturità. Un approccio che rende la storia vicina a chiunque. Tra i dettagli più forti c’è la dolorosa assenza di Alain Delon, padre biologico di Ari, che non lo ha mai riconosciuto. Una ferita che attraversa il film e che aggiunge ulteriore fragilità al personaggio. La colonna sonora è un altro punto di forza: Trine Dyrholm canta realmente i brani di Nico, restituendo un’interpretazione ruvida e intensa, lontana dalla perfezione, ma per questo vera. Nico: 1988 ha aperto una nuova strada al biopic musicale: meno cronologico e celebrativo, più intimo e psicologico. Un modello che ha influenzato registi italiani ed europei, incoraggiandoli a rappresentare figure femminili controverse senza ridurle a cliché.
Perché vederlo oggi su RaiPlay
Guardare Nico: 1988 oggi significa immergersi in emozioni spezzate. Non cerca di consolare, ma di raccontare la verità di un’esistenza vissuta al limite. È un film che mette lo spettatore davanti a una domanda: cosa resta quando il mito svanisce e rimane solo la persona? Non parla solo agli appassionati di musica, ma a chiunque voglia confrontarsi con la fragilità, la maternità, la solitudine e la ricerca di autenticità. Su RaiPlay, questo titolo non è una semplice scelta di catalogo ma un’esperienza che colpisce e lascia segni profondi. È un film che brucia lentamente e rimane dentro, come la voce graffiata di Nico, che ancora oggi continua a emozionare.
