La stanza delle meraviglie non è un film qualsiasi: è un’esperienza, un viaggio nel tempo che ti prende per mano e oggi lo trovi su RaiPlay. Non lasciartelo scappare.
Alla regia c’è Todd Haynes, autore che ha già emozionato con Carol e Far from Heaven. Qui lavora sul silenzio, sulla mancanza, sulla possibilità di trasformare il vuoto in linguaggio. Il film nasce dal romanzo di Brian Selznick, già conosciuto per La straordinaria invenzione di Hugo Cabret. Non a caso, Selznick firma anche la sceneggiatura. Una scelta che garantisce fedeltà e intensità.
Il racconto si muove su due binari. Da una parte Rose, bambina sorda che nel 1927 fugge dal New Jersey verso Manhattan. Sogna di incontrare sua madre, la diva del muto Lillian Mayhew. Dall’altra Ben, ragazzino del Minnesota che perde l’udito dopo un incidente. È il 1977 e, appena orfano di madre, parte per New York alla ricerca di un padre mai visto. Due viaggi paralleli. Due destini che si intrecciano in un punto preciso: il Museum of Natural History di New York. Non un semplice luogo. Un cuore pulsante di memorie, enigmi e rivelazioni.
Il cast è un mosaico perfetto. Julianne Moore interpreta due ruoli, con la sua grazia magnetica. È la madre-attrice che Rose insegue. Ed è anche Rose adulta, piegata ma non spezzata. Michelle Williams regala dolcezza e malinconia nei panni di Elaine, madre di Ben. Oakes Fegley costruisce un Ben fragile e coraggioso. Millicent Simmonds, attrice realmente sorda, dona autenticità al personaggio di Rose giovane. Accanto a loro troviamo Cory Michael Smith, Jaden Michael, Tom Noonan, Amy Hargreaves, James Urbaniak e Ekaterina Samsonov. Un ensemble che rende viva ogni scena.
Nonostante la sua bellezza, il film è stato quasi dimenticato dal grande pubblico. Eppure, nel 2017, La stanza delle meraviglie è stato selezionato in concorso al 70° Festival di Cannes. La Croisette gli ha dato la sua consacrazione visiva. Non un premio ufficiale, ma applausi e critiche entusiaste. La prova che un cinema intimo e visionario può ancora sorprendere.
Il linguaggio visivo è la sua vera magia. Le sequenze del 1927 sono girate in bianco e nero. Hanno il passo e il respiro del cinema muto. Le immagini del 1977 invece esplodono a colori. Sporchi, elettrici, figli di un’epoca inquieta. Questa scelta estetica non è solo un omaggio. È un modo per farci sentire la sordità, per trasformarla in esperienza condivisa. Haynes non racconta solo il silenzio. Te lo fa vivere.

Su RaiPlay La stanza delle meraviglie: un film che parla di silenzi, di radici e di nuove visioni
La stanza delle meraviglie è anche un atto politico. Porta sullo schermo una protagonista sorda interpretata da un’attrice sorda. Una scelta di verità e rispetto. Millicent Simmonds illumina ogni fotogramma. Non è semplice rappresentazione. È inclusione autentica. Curiosità che rendono questo film ancora più prezioso: Todd Haynes ha costruito la parte del 1927 come fosse un film muto. Nessun vezzo stilistico. Un linguaggio che nasce dalla storia stessa. E il romanzo di Selznick, a metà tra illustrazione e parola, diventa qui un ponte tra due mondi. Cinema e letteratura si fondono in una danza lenta e ipnotica.
Il film non è stato un successo commerciale. Le sale lo hanno accolto con freddezza. Ma la sua eredità si sente. Ha aperto la strada a un nuovo modo di raccontare la sordità. Ha mostrato che la disabilità sensoriale può diventare forza narrativa, non limite. Dopo La stanza delle meraviglie, altri film e serie hanno scelto interpreti realmente sordi. Hanno capito che l’autenticità non è dettaglio, ma sostanza.
Guardandolo oggi su RaiPlay si prova una strana emozione. Sembra quasi un film destinato a sparire. E invece resiste. Silenzioso, fragile, potente. Un racconto che ci ricorda perché esiste il cinema. Non per spiegare, ma per farci vedere diversamente. Snobbato da molti, amato da chi lo ha scoperto. Un film che ti resta dentro. E che oggi, finalmente, puoi ritrovare a portata di click.
