Le indagini non sono finite: l’annuncio è arrivato da Netflix e ha colpito come una scarica elettrica. Dept. Q – Sezione casi irrisolti tornerà con nuovi episodi. Non si tratta solo di un rinnovo. È un segnale di fiducia verso una serie che ha già conquistato pubblico e critica.
La storia di Carl Mørck non si interrompe. L’ispettore capo interpretato da Matthew Goode torna tra le ombre di Edimburgo. Lo vedremo di nuovo affacciarsi sugli abissi della colpa e del rimorso. La sua esistenza rimane segnata da un evento impossibile da cancellare: una sparatoria. In quell’attimo perde un collega e condanna l’amico James Hardy, interpretato da Jamie Sives, a vivere sulla sedia a rotelle. Per proteggere Carl e forse per nasconderlo, la polizia lo confina nella nuova Sezione Q. Una divisione che sembra creata per mettere polvere sotto il tappeto. Ma proprio lì, dove finiscono i cold case, il personaggio trova un senso. Ogni caso dimenticato diventa occasione di riscatto.
Accanto a lui ci sono outsider con ferite profonde. Alexej Manvelov è Akram Salim, ex poliziotto siriano che conosce bene cosa significhi perdere tutto. Leah Byrne veste i panni di Rose Dickinson, investigatrice brillante ma prigioniera di ossessioni e traumi. Chloe Pirrie è Merritt Lingard, procuratrice ambiziosa con segreti da proteggere. Mark Bonnar interpreta Stephen Burns, Lord Procuratore della Corona Britannica. Kelly Macdonald è la psicologa Rachel Irving, che guida Carl in sedute obbligatorie più dure di qualsiasi interrogatorio. E ancora, Kate Dickie nel ruolo della Sovrintendente Moira Jacobson, la voce dura del comando.
Dietro la macchina da presa spiccano nomi importanti. Elisa Amoruso firma tre episodi con sensibilità autoriale. Scott Frank dirige i restanti sei. Alla colonna sonora troviamo Carlos Rafael Rivera insieme allo stesso Frank. Il tema musicale ha già ottenuto una candidatura ai Primetime Emmy Awards 2025. Il pubblico internazionale ha accolto la serie come un esperimento riuscito. Unisce atmosfera nordica e respiro globale. Non è più la Copenaghen dei romanzi di Jussi Adler-Olsen. È la Edimburgo gotica, aspra, decadente.

Netflix: il ritorno di Dept. Q è attesissimo e promette nuove ferite e verità
Il successo di Dept. Q – Sezione casi irrisolti non nasce solo da un intreccio ben scritto. Nasce dal modo in cui la serie guarda dentro i personaggi. Non ci sono eroi. Ci sono persone ferite che tentano di sopravvivere. E che trasformano il trauma in strumento di indagine. La prima stagione ha portato sullo schermo la scomparsa di una procuratrice. Un caso rimasto sospeso per anni. Nessun corpo. Solo tracce fredde, vuoti, sospetti. Ed è proprio in quei silenzi che la Sezione Q ha trovato il suo spazio narrativo.
La seconda stagione, già attesissima, promette di andare oltre. I cold case diventeranno specchio di conflitti sociali e ferite collettive. Carl dovrà affrontare se stesso più che i criminali. Akram porterà il peso della sua storia di migrante. Rose lotterà con i suoi demoni interiori. Ogni indagine sarà una terapia dolorosa e insieme un atto di giustizia.
In questo quadro cupo, Netflix ha scelto di puntare forte. Nonostante il rischio di un prodotto di nicchia, la piattaforma ha colto la potenza universale del tema: i segreti mai sepolti. In un’epoca di serie veloci e leggere, Dept. Q invita a rallentare. Invita a guardare le ferite aperte. E il pubblico risponde. Il rinnovo per una seconda stagione non è dunque solo una notizia di cronaca televisiva. È il riconoscimento che esistono storie capaci di scavare. Capaci di emozionare e inquietare insieme. Capaci di unire un cast internazionale sotto un’atmosfera unica. Il futuro di Dept. Q appare ora chiaro. Le indagini non sono finite. E forse non finiranno mai. Perché i casi irrisolti sono la metafora più potente della nostra epoca. E Netflix lo sa bene. La seconda stagione sarà la prova definitiva.
