Su RaiPlay c’è un titolo che molti hanno dimenticato. Si chiama Alla luce del sole. Lo ha diretto Roberto Faenza. Il protagonista è Luca Zingaretti. Il film è uscito nel 2005. Racconta una storia vera. Quella di don Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio a Palermo. Un sacerdote che ha sfidato la mafia senza mai nascondersi. La sua vita è stata breve, ma luminosa. Il 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno, fu assassinato.
La trama segue il suo impegno con i giovani. Don Puglisi aprì spazi di gioco e studio. Tolse i ragazzi dalla strada. Offrì alternative concrete ai legami mafiosi. La sua azione non era teorica. Era pratica, quotidiana, semplice. Questa radicale normalità diventò una minaccia per i boss. Il film mostra il contrasto tra la serenità del parroco e la brutalità del potere criminale. Non è cinema d’azione. È cinema d’anima.
Accanto a Zingaretti ci sono volti importanti. Alessia Goria interpreta suor Carolina Iavazzo. Corrado Fortuna veste i panni di don Gregorio Porcaro. Giovanna Bozzolo è Anita. Francesco Foti è Filippo. Piero Nicosia è Giuseppe. Lollo Franco porta sullo schermo Gaspare. Mario Giunta è Saro. Pierlorenzo Randazzo interpreta Domenico. Gabriele Castagna è Rosario. Salvo Scelta è Carmelo. Ogni ruolo aggiunge spessore al racconto. La comunità prende forma. Non ci sono comparse. Ci sono persone.

Su RaiPlay Alla luce del sole: da dove nasce, premi e cosa significa guardarlo oggi
Il film non nasce dal nulla. Si ispira al libro di Francesco Deliziosi, parrocchiano di don Puglisi. Il titolo è “Don Puglisi. Vita del prete palermitano ucciso dalla mafia”. Deliziosi suggerì anche Zingaretti per il ruolo. Il progetto di Faenza prese così una direzione precisa. Realismo, rigore, verità. Il set venne allestito proprio a Brancaccio. La troupe dovette muoversi con cautela. Girare lì significava toccare una ferita aperta. Questo rese le immagini più vere.
Alla luce del sole ha collezionato riconoscimenti. Ai David di Donatello 2005 ottenne cinque candidature e vinse il Premio David Giovani. Luca Zingaretti fu nominato come miglior attore protagonista. Ai Nastri d’Argento 2006 arrivò un’altra candidatura per lui. Gli European Film Awards candidarono Faenza come miglior regista. Il film conquistò premi anche al Festival del Cinema Italiano di Bastia, al Flaiano Film Festival, ai Premi Internazionali Flaiano, al Festival di Karlovy Vary e a Capri, Hollywood. Un riconoscimento dopo l’altro. Segno che la storia colpiva e convinceva.
Questo film non è solo memoria. Ha inciso sul cinema italiano successivo. Ha ispirato altri racconti sulla mafia e mostrato che si può narrare resistenza civile senza spettacolarizzare. Molti critici riconoscono a Faenza il merito di aver aperto una nuova strada narrativa. Un cinema che non cerca l’azione, ma la verità. Guardandolo oggi su RaiPlay non vedi solo una ricostruzione storica. Vedi un atto d’amore per Palermo. Un atto di fiducia verso i giovani. Un atto di denuncia contro la violenza mafiosa. Il messaggio arriva chiaro: la libertà non è un dono, è una scelta. La speranza si costruisce ogni giorno. La fede si traduce in azione concreta. Questa è la vera eredità di don Pino Puglisi. E il cinema qui diventa testimonianza.
