Ci sono film che intrattengono, altri che scuotono: poi ci sono quelli che ti restano dentro, come una ferita che non smette di pulsare e “Beautiful Boy”, ora disponibile su RaiPlay, appartiene a quest’ultima categoria. Non è un film da guardare distrattamente. È un pugno allo stomaco, un abbraccio spezzato, un grido muto.
Alla regia c’è Felix Van Groeningen, qui al suo debutto in lingua inglese. Un regista che già con Alabama Monroe aveva dimostrato di saper raccontare la fragilità senza ricatti emotivi. Ma sono soprattutto loro a reggere il cuore della storia: Timothée Chalamet e Steve Carell. Due generazioni, due disperazioni, un legame che si spezza e si ricompone mille volte. La pellicola è tratta da una storia vera. Quella di Nic Sheff, un ragazzo brillante che precipita nel baratro della tossicodipendenza. E di suo padre, David Sheff, che cerca di riportarlo alla luce.
Il film si basa su due libri autobiografici: “Tweak”, scritto da Nic, e “Beautiful Boy”, firmato da David. Due punti di vista per una stessa tragedia. Nel ruolo di David, Carell offre una performance intensa, lontana anni luce dai suoi ruoli comici. Il suo sguardo è quello di un padre che lotta contro l’impotenza. E poi c’è lui: Chalamet. Magro, inquieto, disarmante. La sua interpretazione ha commosso pubblico e critica. È stato candidato ai Golden Globe, ai BAFTA, ai Critics’ Choice. Ha vinto agli Hollywood Film Awards.
La sua è una performance che graffia. Ogni tremito, ogni lacrima, ogni silenzio pesa più di mille parole. È il volto di una generazione che cerca di salvarsi da sola. Beautiful Boy non racconta solo la droga. Racconta cosa significa amare qualcuno che si autodistrugge. E restargli accanto anche quando vorresti scappare.

Su RaiPlay un racconto che parla a tutti, anche a chi non ha vissuto quella guerra
In *Beautiful Boy*, la droga è solo lo sfondo. Il vero protagonista è il legame tra padre e figlio. Un legame fatto di fiducia, rabbia, memoria, attesa. Il film alterna presente e passato. Ci mostra il piccolo Nic che corre sulla spiaggia, che disegna, che ride. E poi il Nic adulto, perso nei corridoi freddi delle cliniche. Non ci sono eroi. Non c’è salvezza garantita. Solo la realtà. E una domanda che attraversa tutto il film: fin dove può spingersi un genitore per salvare suo figlio? RaiPlay sceglie di rilanciare questo titolo in un momento in cui il pubblico cerca storie vere, emozioni crude, autenticità. Beautiful Boy non è mai accomodante. Ma è proprio questo il suo potere.
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Nel cast, oltre a Chalamet e Carell, troviamo anche Maura Tierney, Amy Ryan e Kaitlyn Dever. Tutti offrono ritratti sinceri, dolorosi, umani. Il film ha lasciato il segno anche nel cinema successivo. Ha ispirato nuovi sguardi sulla dipendenza. Ha mostrato che si può raccontare il dolore senza pietismo. Ha anche contribuito a consacrare Chalamet come uno degli attori più talentuosi della sua generazione. Dopo questo film, nessuno ha più osato chiamarlo “promessa”. Era già realtà.
Guardarlo oggi su RaiPlay significa confrontarsi con una ferita collettiva. Con un amore incondizionato. Con la paura più grande di ogni genitore. *Beautiful Boy* è più di un film. È un’esperienza. Fa male, ma cura. Scava, ma illumina. E non si dimentica. Chi ha amato “Room”, “Noi siamo infinito” o “Requiem for a Dream” troverà qui qualcosa di ancora più vicino. E più vero.
