Giffoni Film Festival, luglio 2025: Tim Burton sorride ai ragazzi e confessa qualcosa che sorprende tutti. “Non riguardo i miei film. Preferisco farli”.
Ma poi aggiunge, quasi sottovoce: “Se proprio dovessi scegliere un mio preferito… sarebbe Vincent”. Non Edward mani di forbice. Non Beetlejuice. Nemmeno Nightmare Before Christmas. Vincent. Un cortometraggio in stop-motion, in bianco e nero. Dura solo sei minuti. Lo trovi gratis su YouTube. Eppure, in quei sei minuti c’è già tutto l’universo gotico di Tim Burton. Oscuro, tenero, strano. Come un sogno raccontato in versi da un bambino inquieto. Una visione veloce, ma che ti resta dentro. Ti accarezza con delicatezza. Poi ti graffia piano, senza che tu te ne accorga.
Il bambino che voleva essere Vincent Price
Il protagonista si chiama Vincent Malloy. Ha sette anni. È magro, pallido, malinconico. Adora Vincent Price, leggenda del cinema horror. E vuole essere come lui. Ma Vincent non gioca a pallone. Non fa cose da bambini. Preferisce chiudersi in casa e vivere nella sua immaginazione. Nel suo mondo segreto, Vincent è uno scienziato pazzo. Fa esperimenti sul cane Abercrombie. Cita Edgar Allan Poe. Si perde tra sogni gotici e deliri poetici.
La voce narrante è proprio quella di Vincent Price. Un’icona che Burton amava da bambino. Una presenza che rende il film ancora più intenso e struggente. Tutto è narrato in rima. Un omaggio a Poe, ma anche a Dr. Seuss, dice Burton. Il ritmo ipnotico delle parole si fonde con l’animazione lenta, fatta a mano. È poesia animata. È cinema fatto con l’anima. E con un pizzico di follia malinconica.

Un cortometraggio, un manifesto
Vincent nasce nel 1982, quando Tim Burton è ancora un giovane animatore alla Disney. La sceneggiatura, la regia, la scenografia: tutto è suo. È il primo progetto che porta il suo nome. È la prima volta che dà forma concreta al suo immaginario. La Disney resta spiazzata. Il film è troppo strano, troppo cupo. Così Vincent non esce nelle sale. Ma diventa un piccolo culto nei festival. Vince premi ad Annecy, Chicago e Ottawa. Ma soprattutto, vince il cuore di Vincent Price, che lo definisce “la cosa più gratificante mai accaduta nella mia carriera”. È come se Burton gli avesse regalato l’immortalità. In sei minuti.
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C’è tutto Tim Burton in quei 6 minuti
Vincent è autobiografico. Il protagonista è un alter ego del giovane Burton. Solitario, visionario, perso nei suoi mostri e nei suoi miti personali. Il bianco e nero richiama l’espressionismo tedesco. Le atmosfere cupe si mescolano con ironia e tenerezza. Il gotico diventa una carezza. E la morte, quasi una ninna nanna. Molti elementi torneranno nei film futuri. Frankenweenie. Edward mani di forbice. La sposa cadavere. Beetlejuice. Tutto parte da qui. Lo stile, i temi, le tecniche. Ma anche la libertà di osare, di raccontare gli outsider con amore. E di farlo in modo visivamente unico.
Perché vederlo oggi
Perché è gratis. Perché dura solo sei minuti. Ma soprattutto, perché ti entra dentro. Guardalo adesso. Non serve tempo, solo un po’ di attenzione. Ti sembrerà un sogno breve. Ma quando finirà, avrai conosciuto l’anima vera di Tim Burton. Non è un film da guardare. È un film da sentire. Come una poesia sussurrata nel buio. Ed è tutto lì, in un angolo remoto di YouTube, pronto ad aspettarti.
