Tra sbagli clamorosi e risate amare: Antonio Albanese torna al cinema col film più assurdo (e tenero) dell'anno

Antonio Albanese torna alla regia con un nuovo film che ha già il sapore di un cult. Al suo fianco, Giuseppe Battiston, Nicola Rignanese e il giovane Niccolò Ferrero. Una storia grottesca e poetica che parla di sbagli, solitudine, amicizia e scelte sbagliate. Ma anche di piccole epifanie notturne che cambiano tutto, anche quando sembra che non stia succedendo niente.

Prodotto da Palomar (Mediawan Company) e PiperFilm, con la collaborazione di Making Movies & Events e il sostegno della Film Commission Torino Piemonte, il film è girato interamente tra le suggestive località del Lago d'Orta: Orta San Giulio, Pella, Miasino, San Maurizio d’Opaglio e Ameno. La sceneggiatura è firmata da Antonio Albanese insieme a Piero Guerrera, già autore di storie ironiche e amare. La fotografia è del maestro Italo Petriccione, noto per il suo lavoro con Gabriele Salvatores. Le scenografie sono affidate a Marco Belluzzi, i costumi a Carola Fenocchio e il montaggio a Davide Miele.

Il film sarà distribuito al cinema nel 2026, ma la lavorazione è in pieno fermento. Una troupe di oltre 80 persone sta dando vita, scena dopo scena, a un’opera che mescola commedia, paradossi, sfumature noir e malinconia autentica.

Antonio Albanese nella storia di una notte: quattro uomini e un investimento misterioso

La storia ruota attorno a quattro figure perdute, bloccate tra passato e provincia. C’è Beppe, un idraulico timido che vive ancora con la madre e non ha mai amato. Umberto, interpretato dallo stesso Albanese, è un ex musicista che ha perso tutto: affetti, lavoro, dignità. Gigi, magistralmente portato in scena da Battiston, è un uomo diseredato che indossa ogni giorno una parrucca sgualcita per protesta contro il mondo. Infine Toni, giovane inquieto e problematico, che entra ed esce dal carcere per piccoli reati. È anche il figlio di Umberto, e il loro rapporto è il cuore fragile e irrisolto del racconto.

Una sera i quattro si ritrovano in un bar per festeggiare la scarcerazione di Toni. Alcol, parole sospese, battute amare. Poi, la svolta. In macchina, durante il ritorno a casa, investono qualcuno. O qualcosa. Da lì inizia una spirale di bugie, equivoci e situazioni tragicomiche che si snoda per tutta la notte. Si rifugiano a casa di Umberto, ma nulla si sistema. Incontri improbabili, conflitti sopiti, paure che esplodono. Un microcosmo di provincia che si trasforma in teatro dell’assurdo. Al mattino, tutto sarà diverso. Ma non necessariamente risolto. Come spesso accade nei film di Albanese, l’ironia si mescola al dolore, e le risate lasciano l’amaro in bocca.

Antonio Albanese
Antonio Albanese

Un film sull’Italia interiore

Il progetto, atteso per il 2026, è molto più di una commedia. È un ritratto grottesco ma affettuoso dell’Italia “di mezzo”, quella che ride per non piangere. Albanese usa i suoi personaggi per parlare di fallimenti condivisi, di occasioni mancate, di amicizie che sopravvivono nonostante tutto. Il tono è volutamente spaesante. Si ride, ma con disagio. Si assiste a una caduta continua, ma senza mai perdere del tutto l’empatia. Albanese guarda i suoi personaggi senza giudicarli. E ci chiede di fare lo stesso. Il lago, la notte, le parrucche, l’alcol e le seconde occasioni sono gli ingredienti di un film che potrebbe lasciare il segno. Non tanto per l’impatto visivo, quanto per la sua umanità imperfetta.

Chi ha amato Giorni e Nuvole, Si può fare o La prima cosa bella troverà in questa pellicola una nuova storia da ricordare. Una commedia sì, ma intrisa di dolcezza malinconica, come solo il grande cinema italiano sa fare. Per adesso, le uniche immagini sono quelle rubate dal set. Ma bastano pochi fotogrammi per intuire il tono: surreale, intimo, dolente e spiazzante. In un’epoca dove tutto è esagerato, questo film sceglie la via dell’imperfezione umana. E forse è per questo che colpirà nel segno.

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