Un passo alla volta, ma il futuro del Festival di Sanremo è tutt’altro che scritto. E la Rai lo sa benissimo.
Il Festival della Canzone Italiana, nella sua 76ª edizione, dovrebbe tornare nel 2026 al Teatro Ariston. Ancora una volta, la città ligure dovrebbe ospitare l’evento più seguito della tv italiana. Alla guida, un nome che non ha bisogno di presentazioni: Carlo Conti, già direttore artistico e conduttore in passato. Ma la tensione con il Comune di Sanremo è palpabile e l’incertezza regna sovrana. La trattativa per il rinnovo si è arenata. E nel silenzio ufficiale, la Rai si muove.
Un piano B esiste. È reale, concreto. E potrebbe portare la manifestazione in un’altra città. Tra le ipotesi più accreditate: Milano e Torino. Due metropoli pronte a tutto per accogliere il festival del futuro. In gioco non c’è solo una location. Ma un’identità intera. E forse, una rivoluzione silenziosa che cambierà per sempre il rapporto tra la Rai e la città dei fiori.

Il Festival resta a Sanremo (per ora), ma il futuro è altrove
‘Sanremo’ 2026 si farà. Dal 24 al 28 febbraio. Ma sarà davvero l’ultima volta? La Rai ha confermato ufficialmente le date. Ha affidato ancora una volta la conduzione a Carlo Conti. E ha annunciato un format più snello, con orari più accessibili e maggiore attenzione agli artisti emergenti. Ma dietro le quinte, lo scontro con il Comune di Sanremo continua. Il nodo economico è uno solo: la richiesta di oltre 6,5 milioni di euro annui da parte dell’amministrazione locale. Troppo, secondo Viale Mazzini.
Non è solo una questione di soldi. Il Teatro Ariston ha ormai limiti evidenti. Spazi ridotti, accessi complicati, costi di logistica sempre più alti. In parallelo, una storica sentenza del TAR della Liguria ha imposto alla Rai di partecipare a un bando pubblico per gestire la kermesse. La procedura si è chiusa senza rivali per il 2026. Ma il 2027 è un’incognita totale.
La Rai non vuole farsi trovare impreparata. Starebbe già registrando nuovi marchi: “Festival Rai della Musica Italiana”, “Italian Song Contest Rai”, “Il Festival della Rai”. Il messaggio è chiaro: se Sanremo cade, il Festival sopravvive comunque. Milano e Torino stanno osservando. E aspettano un segnale. Milano ha spazi, eventi, palazzetti. Torino, invece, ha un forte legame storico con la Rai. E potrebbe essere la carta a sorpresa.
Tra le alternative in discussione ci sono anche Versilia, Sorrento, e addirittura un festival itinerante, che tocchi ogni anno una città diversa. Dal 2027 tutto può cambiare. Nome, città, brand, format. Ma una cosa è certa: la Rai si prepara a un dopo-Sanremo. E lo fa senza nostalgie, ma con lucida strategia. Sanremo resta nel cuore degli italiani. Ma l’amore, a volte, non basta. Servono infrastrutture, visione e una nuova narrazione. La Rai lo ha capito. E si muove in silenzio. Il Festival potrebbe perdere il nome “Sanremo”. Ma non il suo spirito. Perché ciò che conta, alla fine, è la musica. E chi la racconta meglio. Carlo Conti lo sa. E non ha paura del cambiamento. Una cosa è certa: il 2026 (forse) sarà l’ultima volta che daremo per scontato il Festival com’è sempre stato. Il resto sarà una nuova pagina. Da scrivere insieme.
