In un panorama dominato da kolossal e film d’azione, RaiPlay sorprende ancora una volta. Stavolta lo fa con una commedia malinconica e tenera: “La passione” di Carlo Mazzacurati. Un titolo del 2010 che molti hanno dimenticato. Ma che oggi, più che mai, merita di essere riscoperto.
Protagonista è Silvio Orlando, in uno dei suoi ruoli più intensi e silenziosi. Al suo fianco, un cast d’eccezione: Giuseppe Battiston, Corrado Guzzanti, Cristiana Capotondi, Kasia Smutniak e la straordinaria Stefania Sandrelli. Persino la Toscana diventa personaggio. I borghi di Casale Marittimo e Montecatini Val di Cecina accolgono il regista protagonista e il suo mondo fragile e buffo.
“La passione” racconta la storia di Gianni Dubois, regista in crisi creativa. Dopo anni senza dirigere un film, si ritrova in Toscana, dove un imprevisto rovina un affresco antico. Il Comune gli propone un patto: evitare la denuncia dirigendo la sacra rappresentazione della Passione di Cristo. Così Dubois si ritrova circondato da attori improvvisati: un ex galeotto appassionato di teatro (Battiston), un meteorologo vanitoso (Guzzanti), una barista straniera e altri personaggi pittoreschi. La trama si muove tra comicità e riflessione. Tra il bisogno di creare e la paura di fallire. Dubois, nel caos della provincia, cerca se stesso. E forse, senza volerlo, trova molto di più.
Il film è stato presentato in concorso alla 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ha conquistato Giuseppe Battiston due prestigiosi premi: il David di Donatello e il Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista. Al botteghino ha incassato circa 2,4 milioni di euro, discreto risultato per una pellicola fuori dagli schemi commerciali.

Perché “La passione” su RaiPlay è un film che parla ancora oggi
Carlo Mazzacurati non gira una semplice commedia. Porta sullo schermo una riflessione profonda sulla crisi creativa e sull’essere artisti in un mondo che corre solo dietro ai soldi. I silenzi di Silvio Orlando raccontano più di mille parole. I suoi sguardi persi nella campagna toscana ci parlano di inadeguatezza, paura e speranza.
Il film nasce da un’esperienza vera del regista, che anni prima aveva diretto una sacra rappresentazione in un piccolo borgo toscano. Ecco allora che finzione e realtà si intrecciano in modo spontaneo e sincero. È la provincia italiana che emerge: fragile, buffa, profonda, piena di umanità.
“La passione” ha aperto la strada a tanti film successivi che hanno raccontato la provincia italiana non più come semplice sfondo, ma come protagonista. Pensiamo ai successivi lavori di Mazzacurati, ma anche a registi come Pupi Avati e Gianni Zanasi, che hanno continuato a indagare le storie di chi vive ai margini dello spettacolo e del successo. Il film è anche un piccolo manuale di sopravvivenza per chiunque si sia sentito, almeno una volta, perso nel proprio mestiere o nella propria vita. Perché dietro la regia della Passione di Cristo si nasconde la passione umana. Quella che ci salva ogni giorno, tra mille inciampi e fragilità.
Rivederlo oggi su RaiPlay non è solo recuperare un film d’autore. È ritrovare una parte di noi stessi. Quella che sorride, cade e si rialza. Quella che sa commuoversi davanti a una storia piccola, ma vera. Dimentica i blockbuster pieni di effetti speciali. “La passione” è cinema che parla piano ma arriva lontano. Una storia piccola, fatta di silenzi, sguardi e persone vere. Forse proprio per questo, più grande di tanti kolossal da milioni di dollari. Non aspettare: “La passione” ti aspetta su RaiPlay. Oggi più attuale che mai.
