Matteo Martari torna a parlare di Cuori, la fiction Rai che lo vede protagonista accanto a Pilar Fogliati. Lo fa dal palco dell’Italian Global Series Festival, dove rivela qualcosa di inaspettato che finora nessuno aveva raccontato.
Non si tratta solo di copioni o scene studiate. Sul set di Cuori si è respirata vera emozione. Ma anche rigore. Dietro ogni intervento chirurgico ricreato in scena, c’è stato studio vero, formazione reale, esperienza vissuta. Durante l’incontro, Martari ha sorpreso tutti in tal senso. Ecco perché.
Matteo Martari racconta le otto ore di lezione. E un legame nato sul set
“A un certo punto, Guglielmo Actis Dato ci ha radunati. Io, Pilar, e gli altri colleghi che dovevamo entrare in sala operatoria nella serie”, racconta Martari. Il nome Guglielmo Actis Dato non è nuovo ai fan della serie. Cardiochirurgo di fama, è anche consulente scientifico della fiction. Ma non solo. Suo padre, Angelo Actis Dato, è il vero pioniere della cardiochirurgia torinese, colui che ha ispirato proprio il personaggio di Alberto Ferraris, interpretato da Martari.
Un legame sottile, quasi genetico, che ha attraversato la finzione e la realtà. Ma torniamo al momento clou e inatteso. “Actis Dato ci ha fatto otto ore di lezione su come si esegue un intervento a cuore aperto. Otto ore vere, intense, con strumenti, protocolli, linguaggio tecnico”, continua Martari. Inizialmente, gli attori avevano reagito con stupore. “Ci chiedevamo: ma davvero ci serve tutto questo? Faremo mai davvero un intervento a cuore aperto?”. No, ma la risposta al perché fosse importante capire bene tutto è arrivata più tardi. Era empatia, immersione totale in un mondo dove anche il silenzio può salvare una vita.

Nel silenzio di quelle prove, si è creato un legame profondo tra attori e medici. Un rispetto reciproco che ha cambiato il tono della serie. Che ha reso ogni scena più vera. Più intensa.
Il giorno in cui il set è diventato sala operatoria
Cuori non è una fiction come le altre. È ispirata alla vera storia dei medici dell’ospedale Molinette di Torino negli anni ’60. Un’epoca di pionieri. Di operazioni mai tentate prima. Di coraggio silenzioso. Martari lo sa. E lo vive in ogni scena. Ma in quel giorno di preparazione, ha capito qualcosa in più. Ha compreso che pur non essendo medico, in sala operatoria ogni suo gesto doveva avere un senso. Non si poteva improvvisare”.
Accanto a lui, Pilar Fogliati che ha ascoltato e studiato a sua volta. I due, già affiatati sul set, hanno condiviso un’esperienza che è andata oltre il copione. Il risultato? Una fiction che emoziona perché parte dalla verità. Una recitazione che non imita, ma interpreta. Actis Dato non ha solo insegnato medicina. Ha insegnato presenza. E il pubblico lo percepisce. Scene che sembrano vere non perché recitate bene, ma perché vissute con rispetto.
“Ogni dubbio tecnico, Guglielmo era lì. Sempre a disposizione”, conclude Martari. Una presenza silenziosa ma fondamentale, che ha trasformato Cuori in qualcosa di più di una fiction Rai medical.
Un’eredità che batte ancora
Oggi, quelle ore passate ad ascoltare, osservare, imparare, hanno lasciato un segno. Ed è proprio questo che rende Cuori speciale. Non solo una serie, ma un tributo autentico a una generazione di medici che ha cambiato la storia della medicina in Italia. Un racconto denso di emozione, di rispetto, di verità. Dove ogni scena nasce da una storia vera. E ogni cuore, sullo schermo, batte anche grazie a chi l’ha fatto battere nella realtà. E questa volta, la fiction ci ha ricordato una cosa semplice: a volte, la realtà è il miglior copione che ci sia.
