Luca Argentero ha lasciato un segno profondo nei cuori degli italiani con il suo Andrea Fanti: così, ora, Doc USA chiude la sua prima stagione su Rai 1, accendendo un dibattito acceso tra fan affezionati e nuovi spettatori.
La versione americana, con protagonista Molly Parker nei panni della dottoressa Amy Larsen, ha affrontato lo stesso trauma centrale: la perdita di memoria dopo un grave incidente. Ma l’impatto finale? Radicale. Diviso. E fortemente discusso. Ieri sera sono andati in onda gli episodi finali – “Segreti e Bugie” e “L’uomo progetta”. Il pubblico italiano si è trovato davanti a una chiusura intensa, ma lontana dalle sfumature emotive a cui la fiction originale Rai ci aveva abituati.

Doc: un bacio che divide, una memoria che non guarisce, il punto di rottura tra due serie
Amy è una donna in crisi. Ha perso gli ultimi otto anni di vita. Sta cercando di recuperare il rapporto con la figlia, il marito Michael e i colleghi. Ma tutto si complica quando riaffiora un amore nascosto: Jake Heller, un giovane medico con cui aveva una relazione extraconiugale. Il colpo di scena arriva forte. Amy bacia Jake davanti all’ospedale. Michael li vede. E crolla ogni equilibrio. L’affronto è diretto. La confessione inevitabile.
Questa scena, ad altissima carica drammatica, ha acceso lo scontro tra spettatori. C’è chi ha apprezzato il ritmo e la tensione. Ma c’è anche chi ha rimpianto la profondità e la delicatezza della versione originale, firmata Lux Vide per Rai Fiction. Il finale di stagione di “Doc – Nelle tue mani” era stato molto diverso. Più sospeso. Più intimo. Andrea non riconquistava tutto. Ma guadagnava qualcosa di più raro: comprensione. Empatia. Spessore.
Si parlava di bulimia, di traumi familiari, di passati spezzati e non detti. La tensione era interna. La crescita, visibile ma fragile. Il percorso di guarigione si svolgeva attraverso relazioni complesse, e non in un unico bacio rivelatore. Nella fiction Rai, anche i personaggi secondari hanno spazio per brillare. Il dottor Gabriel, Giulia, Marco, Agnese: tutti portano un pezzo di storia. Tutti arricchiscono la trama.
Nel remake USA, invece, tutto gravita intorno ad Amy e al triangolo con Jake e Michael. Un impianto che funziona, ma che riduce il respiro della narrazione. È più melodramma che medical drama.
La differenza si sente anche nel formato. Doc USA ha solo cinque puntate. La versione italiana ne aveva sedici. Più tempo, più sfumature, più legami da esplorare. E questo ha fatto la differenza per tanti spettatori italiani. Sui social, i commenti si moltiplicano: “troppo americano”, “manca l’anima”, “bello ma freddo”. Altri però difendono il coraggio del remake: “più diretto”, “più coinvolgente”, “più televisivo”.
Il punto è che Doc non è solo una storia di memoria perduta. È una questione di identità. Di umanità. E ogni Paese la racconta a modo suo. In Italia, Luca Argentero ha reso il suo Andrea un uomo vero. Spesso sbagliato, sempre vulnerabile. In America, Amy è una donna forte, ma consumata dal senso di colpa. Due approcci diversi, ma legati dalla stessa ferita aperta. Il pubblico si spacca. E forse è giusto così. Perché una serie che divide, spesso, è una serie che ha colpito nel segno.
