Su RaiPlay il dramma tratto da un bestseller unico nel suo genere: Tom Hanks è un uomo alla deriva

Tom Hanks, un deserto saudita e una crisi profonda: “Aspettando il re” è su RaiPlay e parla anche di noi.

Alan Clay ha perso tutto. È un manager americano di mezza età, divorziato, stanco, in bancarotta. Ha delocalizzato una storica fabbrica di biciclette. Ha sbagliato. Ora, tenta il tutto per tutto. La sua azienda lo spedisce in Arabia Saudita. Deve vendere una tecnologia futuristica: un sistema di videoconferenze olografiche. Il cliente? Il re. Che però non si fa mai vedere.

Nel frattempo, Alan vive a Gedda. Tra hotel impersonali e tende da campo nel deserto, si perde. E intanto aspetta. Come in un limbo. Come in una vita che non scorre più. Ma proprio in quel nulla apparente, qualcosa accade. Arriva Yousef, un tassista sorridente e irriverente. Lo porta in giro, gli mostra la città, lo aiuta a respirare. E poi la dottoressa Zahra Hakem. Colta, gentile, diversa. Cura una cisti sulla schiena di Alan. Ma soprattutto, comincia a guarire la sua anima. Tra loro nasce qualcosa. Che non è solo una relazione. È uno spiraglio.

Tom Tykwer dirige con tatto e poesia. Già autore di Lola corre, qui si concentra sull’essenziale. I silenzi. I gesti minimi. Le piccole rivoluzioni interiori.

Accanto a Tom Hanks, una Sarita Choudhury intensa e magnetica. Il cast include anche Tom Skerritt, Tracey Fairaway, Jane Perry e Jay Abdo.

RaiPlay
Tom Hanks in Aspettando il re

RaiPlay: crisi, Oriente e rinascita. Il film che parla al presente

Il film è tratto dal romanzo bestseller Ologramma per il re di Dave Eggers. Una storia che riflette sulla crisi dell’uomo occidentale nel mondo globalizzato. Ma senza retorica. Con dolcezza e disincanto. Le riprese si sono svolte in Marocco, Egitto e Germania. L’Arabia Saudita è solo evocata, ma credibilissima. Il deserto diventa un personaggio. Assorbe, ascolta, trasforma. Nel montaggio, premiato con il Lola per miglior suono e miglior editing, c’è ritmo ma anche sospensione. Le attese non sono pause. Sono il centro emotivo.

Il film è stato presentato al Tribeca Film Festival nel 2016. Non ha avuto una distribuzione aggressiva. Ma è rimasto. Come fanno le storie vere. Aspettando il re non è solo cinema. È anche uno specchio. Racconta cosa succede quando perdi il tuo posto nel mondo. E come, in un luogo impensabile, puoi ritrovarti.

Ha influenzato altri film? In parte sì. Tematicamente. Ha rafforzato un filone che già esisteva: quello della rinascita attraverso il viaggio. Come Lost in Translation. Come The Terminal. Ma è anche anticipatore. Parla di città ultramoderne nel deserto. Di tecnologie in bilico tra sogno e marketing. Di globalizzazione che sradica, ma può anche offrire nuove radici.

Tom Hanks qui è misurato, umano, toccante. Non interpreta un eroe. Ma un uomo vero. E questa è la sua forza. Il pubblico lo segue. Perché ci si riconosce. Alla fine, Alan non chiude l’affare. Ma scopre qualcosa di più importante. Che può restare. Che può ricominciare. Che il futuro, a volte, è proprio dove meno te l’aspetti. Su RaiPlay, questo film è disponibile ora. Per chi ha bisogno di un racconto diverso. Per chi cerca qualcosa che non urla. Ma resta dentro. Come una scoperta inattesa nel mezzo del deserto.

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