Stasera in tv, cult tra i più amati del cinema italiano nel mondo: tratto da racconti leggendari, emozioni vere

Stasera in tv, alle ore 21:00, Cine34 propone una delle pellicole più amate della nostra storia. Un film che non ha bisogno di presentazioni. Don Camillo, uscito nel 1952, è più di una commedia: è un affresco dell’Italia ferita ma viva del dopoguerra.

Siamo a Brescello, nella Bassa emiliana, dove l’Italia sta ancora curando le sue ferite. È il giugno del 1946. Il Regno d’Italia è agli sgoccioli. La Repubblica è appena nata. E in mezzo a questo passaggio storico, due uomini combattono a modo loro: con parole, gesti e qualche pugno sul tavolo. Da una parte don Camillo, il parroco del paese. Dall’altra Peppone, il sindaco comunista. I due si punzecchiano, si sfidano, si aiutano. Sono rivali, ma anche specchi l’uno dell’altro. Due anime opposte unite dall’amore per la loro gente.

A interpretarli, due giganti. Fernandel, attore francese dal volto indimenticabile, veste la tonaca di don Camillo con ironia e umanità. Gino Cervi, inarrestabile, è Peppone: burbero, passionale, eppure sempre sincero. Il film è diretto da Julien Duvivier, regista francese che ha saputo unire il realismo italiano a un tocco internazionale. La sceneggiatura è firmata da Giovannino Guareschi, padre dei racconti originali, insieme a René Barjavel e allo stesso Duvivier. Nel cast troviamo anche Vera Talchi, Franco Interlenghi, Armando Francioli, e Sylvie. Una coproduzione italo-francese che ha fatto scuola.

Don Camillo è stato un trionfo al botteghino. 1,5 miliardi di lire incassati. Oltre 13 milioni di spettatori. È ancora oggi tra i film italiani più visti di sempre. Inserito nella lista dei “100 film italiani da salvare”, è considerato un classico senza tempo, accanto a titoli come Roma città aperta e La dolce vita.

Stasera in tv
Don Camillo stasera in tv

Stasera in tv: il cuore di un paese in guerra con se stesso, ma pronto a ricominciare

La trama si muove tra scontri pubblici e drammi privati. Dalla battaglia per il nome del figlio di Peppone (Libero Antonio Camillo Lenin), alla costruzione della Casa del Popolo, fino a una tenera storia d’amore ostacolata dalla politica. C’è un’intera comunità che vive, soffre, ride. Le ideologie dividono, ma i sentimenti uniscono. Lo sciopero agricolo, la crisi spirituale di don Camillo, la tenerezza nei confronti degli amanti separati: tutto è raccontato con leggerezza e profondità. Il crocifisso parlante, presente in molte scene, fu davvero donato alla parrocchia del paese. Oggi è ancora lì, a Brescello. Venerato. Visitato. Testimone silenzioso di un film che ha toccato il cuore di generazioni.

Don Camillo non fu solo un successo nazionale. Venne distribuito in contemporanea in Francia, Germania Ovest, Austria e Svezia. Poi arrivò anche in Stati Uniti e Giappone, con i dialoghi tradotti dal dialetto emiliano alla lingua nipponica. Il successo diede vita a una vera saga. Tra il 1953 e il 1965 uscirono altri quattro film, sempre con gli stessi attori protagonisti. La magia però rimase sempre quella del primo capitolo. Gli altri tentativi di proseguire non hanno saputo replicarne il cuore.

Stasera in tv, se non siete invece super fan delle storie romantiche, rivederlo significa ritrovare un pezzo di noi. Un’Italia semplice, divisa ma solidale. Un cinema capace di far ridere, commuovere e riflettere. Emozioni vere, che non invecchiano mai.

Lascia un commento