Mark Zuckerberg, Harvard, Facebook, Sean Parker, Eduardo Saverin, gemelli Winklevoss: tutti nomi reali e tutti dentro un film Netflix che sembra finzione. Ma non lo è.
The Social Network, su Netflix, racconta la nascita del social più potente di sempre. Ma lo fa da dentro. E dentro c’è tutto: rabbia, solitudine, genialità. E il vuoto che resta quando tradisci chi ti stava accanto. Diretto da David Fincher e scritto da Aaron Sorkin, ha vinto 3 Premi Oscar. Miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio e colonna sonora originale. Non un biopic. Un’autopsia dell’era digitale.
Jesse Eisenberg è un Mark freddo, geniale, incapace di empatia. Andrew Garfield, tenero e tradito, è Eduardo. L’amico che credeva in un sogno comune. Justin Timberlake è l’ambiguo Sean Parker. L’uomo che spalanca le porte al successo. E le chiude all’amicizia. Da un campus buio di Harvard a una Silicon Valley spietata. La storia inizia con un rifiuto. Una ragazza lascia Mark. Lui reagisce con codice e vendetta. Nasce “FaceMash”. Poi “The Facebook”. Poi il mondo cambia per sempre.
Ma il prezzo è altissimo. Le cause legali. Le rotture. Le bugie. I silenzi. Il vuoto interiore. Un impero costruito sul dolore. Non serve conoscere Facebook. Serve solo conoscere l’animo umano. Perché The Social Network parla di noi. Di chi è stato lasciato indietro. Di chi ha lasciato andare.

Su Netflix un film che ha fatto scuola (e ha cambiato il cinema)
Trent Reznor e Atticus Ross firmano una colonna sonora che è diventata culto. Pulsazioni sintetiche che raccontano più delle parole. Un ritmo da thriller per una storia vera. La regia chirurgica di Fincher si muove tra processi legali e ricordi frammentati. Ogni scena ha un peso, ogni dettaglio è una ferita e ogni silenzio racconta un grido.
Il film ha ricevuto 8 nomination agli Oscar. Ha vinto anche 4 Golden Globe e 3 BAFTA Awards. Ma soprattutto ha aperto la strada a un nuovo modo di fare cinema biografico. Più cupo, più onesto. Più umano. Non c’è retorica. Non c’è morale. C’è solo una grande domanda: vale la pena avere tutto, se nel frattempo perdi tutti?
The Social Network ha ispirato decine di film dopo di lui. Da “Steve Jobs” a “The Dropout”. Ha reso i fondatori di startup i nuovi protagonisti tragici del nostro tempo. Dietro il mito, c’è sempre una crepa. E Fincher la illumina con crudele precisione. Curiosità? Tante. Armie Hammer interpreta entrambi i gemelli Winklevoss, con l’aiuto della CGI. Aaron Sorkin fa un cameo. Natalie Portman ha collaborato a rendere verosimile la vita ad Harvard. E Zuckerberg, dopo aver visto il film, ha reso l’Appletini la bevanda ufficiale di Facebook.
Ma la verità più forte non è nei dettagli. È nel finale. Un uomo solo davanti allo schermo. Clicca “Aggiungi agli amici”. Aspetta. Nessuna risposta. Su Netflix, ora. Prima che la connessione con la tua coscienza si perda per sempre.
