Francesca Fagnani è tornata, e con lei anche Belve, il programma cult di Rai 2, andato in onda ieri con la prima puntata della nuova stagione.
Nonostante una serata competitiva, dominata da Viva la Danza su Rai 1 con Roberto Bolle e dalla fiction Maria Corleone su Canale 5, Belve ha ottenuto un sorprendente 9,1% di share. Un risultato eccezionale per la seconda rete, spesso relegata a numeri modesti nella fascia serale. Ma Belve non è un’eccezione isolata.
Nel corso dell’ultima stagione televisiva, l’unico altro programma capace di superare regolarmente il 9% su Rai 2 è stato Stasera tutto è possibile, lo show comico condotto da Stefano De Martino. La trasmissione, conclusa poche settimane fa, ha raggiunto picchi di share fino al 14,6%. Un traguardo che sembrava impossibile fino a qualche anno fa per una rete come Rai 2.
Ma cosa accomuna questi due programmi così diversi? Uno è un talk d’intervista, l’altro un varietà comico. Eppure, entrambi funzionano. Entrambi brillano. Entrambi battono ogni previsione. La risposta non è negli ospiti. Né nei budget. Né nei palinsesti. Il vero segreto è un altro: la teatralità.

Belve e Stasera tutto è possibile, il punto in comune che nessuno aveva notato: entrambi sono show teatrali
Sembra strano dirlo, ma Belve e STEP sono, sotto sotto, programmi teatrali. E il pubblico lo percepisce, lo sente, lo ama. Belve è costruito come un atto unico. Lo studio è spoglio. Le luci sono fredde. Il ritmo è scandito da pause, silenzi, sguardi. Non è solo un’intervista: è una scena di teatro contemporaneo. Francesca Fagnani non fa la giornalista. Fa la regista e l’attrice. Provoca. Sorride. Interrompe. Attende. E ogni ospite entra nel gioco, diventando protagonista di un piccolo dramma personale, esposto in pubblico.
Dall’altra parte c’è Stasera tutto è possibile, che in superficie è un programma comico. Ma guarda meglio: è una versione moderna della Commedia dell’Arte. Gli ospiti recitano, improvvisano, cadono, gridano. Si esibiscono in sketch, prove assurde, sfide grottesche. Ma tutto avviene in uno spazio scenico, con regole precise e ruoli teatrali. Stefano De Martino non fa solo il conduttore. Fa il capocomico. Entra in scena, commenta, guida la narrazione e lascia spazio al caos solo entro certi confini.
Il pubblico non assiste solo a uno show. Assiste a una messa in scena, a una performance collettiva dove il confine tra realtà e rappresentazione è sottile. In entrambi i casi, chi guarda ha la sensazione di assistere a qualcosa che accade dal vivo (nonostante siano entrambi programmi registrati). Un evento. Un gesto unico e irripetibile. E questo genera attenzione, curiosità, viralità.
Non è un caso che entrambi i programmi generino tantissimo buzz social. Clip da Belve finiscono su X e TikTok in tempo reale. Sketch di STEP diventano meme, gif, remix virali. La tv torna ad avere un valore performativo. E quando questo accade, il pubblico risponde. Perché in un mare di contenuti generici, il linguaggio teatrale emerge. È familiare, è forte, è magnetico. Funziona da secoli. E in televisione, quando è ben dosato, è ancora potentissimo.
Rai 2, dunque, ha trovato il suo segreto. Non nei format stranieri. Non nelle repliche. Ma in una vocazione drammaturgica inaspettata. Un’identità che forse non era cercata, ma che si è imposta. Ed è tempo di farne tesoro. Perché oggi la gente non vuole solo contenuti. Vuole esperienze. Emozioni. Spettacolo vero. E Belve e Stasera tutto è possibile lo sono, davvero. Così come Viva Rai 2 (altro show rimpianto del secondo canale) con protagonista Fiorello.
Forse il futuro di Rai 2 è proprio lì. Su un palco. Con le luci accese. E il pubblico pronto a emozionarsi ancora.
