Da lunedì 5 maggio su Rai 1 debutta Gerri, una nuova fiction che promette di cambiare il volto del poliziesco italiano. Non è il solito ispettore che siamo abituati a vedere. Non aspettatevi un nuovo Salvo Montalbano o un altro Coliandro. Gerri è diverso, più complesso, più tormentato. E soprattutto, ti colpirà dritto al cuore.
La serie è ambientata in Puglia, terra ricca di contrasti e colori. Il protagonista, Gerri, è un giovane ispettore di origine rom, un elemento che rende la storia unica nel panorama televisivo italiano. La fiction racconta non solo casi da risolvere, ma anche un passato ingombrante che continua a condizionare il suo presente.
Nel cast spiccano Giulio Beranek nel ruolo di Gerri e Valentina Romani come la viceispettrice Lea Coen. Due attori intensi, perfetti per incarnare un rapporto fatto di attrazione e tensione costante. La regia è affidata a Giuseppe Bonito, già apprezzato per il suo lavoro in film come L’Arminuta.
Non si tratta solo di indagini e criminalità. “Gerri” esplora temi profondi come l’identità, l’emarginazione, la lotta contro i pregiudizi. Con una narrazione che mescola introspezione e azione, questa fiction punta a emozionare senza filtri.

Rai 1, perché Gerri è diverso da Montalbano e Coliandro
Partiamo da Montalbano, creato da Andrea Camilleri. È un commissario maturo, saldo nei suoi valori, fedele a un’idea personale di giustizia. Vive radicato nella sua amata Sicilia, ama la buona cucina, rifiuta la notorietà. In lui c’è una coerenza morale incrollabile. Coliandro, invece, nato dalla fantasia di Carlo Lucarelli, è il poliziotto goffo e pasticcione che si ispira agli eroi dei polizieschi americani. Goffo ma tenace, incapace ma irresistibile nella sua umanità disarmante. Le sue avventure a Bologna sono più tragicomiche che drammatiche.
Gerri non è né l’uno né l’altro. È un giovane spezzato dal suo passato, costantemente in bilico tra metodo e impulsività. Vive una tensione continua tra razionalità e istinto. Ogni caso che affronta è anche un modo per cercare se stesso. Le sue origini rom aggiungono un ulteriore livello di complessità. Lo sguardo che Gerri porta nei casi che indaga è diverso: sa cosa significa essere giudicati senza appello. Questo lo rende empatico, ma anche profondamente irrequieto.
La sua vita sentimentale non è serena come quella di Montalbano, né tragicomica come quella di Coliandro. Gerri affascina, conquista, ma non riesce mai a trovare pace. La sua relazione tormentata con Lea Coen è il simbolo perfetto di questo suo irrisolto interiore.
Infine, anche il linguaggio visivo della serie “Gerri” è diverso. La fotografia alterna colori caldi e taglienti. Le musiche aggiungono un senso di urgenza e malinconia costante. “Gerri” non ti chiede solo di seguire un’indagine. Ti chiede di entrare nella mente di un uomo che lotta ogni giorno contro i propri demoni. Un uomo che, proprio per questo, ti resterà dentro. Dal 5 maggio, preparati a conoscere un nuovo volto della giustizia su Rai 1. E questa volta, sarà impossibile dimenticarlo.
