L’episodio di Ulisse condotto da Alberto Angela ci ha regalato una delle narrazioni più intense e toccanti mai viste su Rai 1.
Un viaggio emozionante tra arte, dolore e genio creativo
Lunedì 7 aprile 2025, Rai 1 ha trasmesso una puntata di Ulisse: il piacere della scoperta destinata a lasciare un segno profondo. Intitolata “Van Gogh – I colori dell’eternità”, l’ultima produzione firmata da Alberto Angela ha raccontato la vita di Vincent van Gogh come mai prima d’ora. E lo ha fatto con il suo stile inconfondibile, tra rigore storico, poesia e grande empatia.
Non era una semplice biografia televisiva. Era un racconto vivo, sensoriale, immersivo. Un’esperienza che ha saputo unire immagini ad altissimo impatto visivo, musiche evocative e riflessioni che hanno toccato nel profondo il pubblico. Angela, ancora una volta, ha dimostrato di essere uno dei divulgatori più amati e credibili della televisione italiana. E Ulisse, una delle poche trasmissioni capaci di educare, emozionare e intrattenere allo stesso tempo.
Durante la puntata, il pubblico ha viaggiato con lui nei luoghi simbolo della vita di Van Gogh: Zundert, Anversa, Parigi, Arles, Saint-Rémy-de-Provence, fino ad Auvers-sur-Oise. Ogni tappa, accompagnata da riflessioni intense, ha mostrato il legame profondo tra i luoghi e le opere dell’artista. Da Quindici girasoli in un vaso alla Camera di Vincent, ogni capolavoro è diventato il punto di partenza per raccontare la fragilità e il coraggio di un uomo spesso etichettato in modo troppo sbrigativo.
Con grande sensibilità, Alberto Angela ha affrontato anche i momenti più oscuri: il disagio mentale, le difficoltà economiche, l’isolamento. Non sono mancati momenti di altissima intensità emotiva, come la lettura delle lettere inviate al fratello Theo. Lettere che svelano l’anima tormentata ma lucidissima di un uomo che, in dieci anni, ha creato quasi 900 opere.
L’intervento dello psicoanalista Massimo Recalcati ha arricchito il tutto con una lettura moderna e profonda. Van Gogh come precursore, come genio fragile che ha trasformato il dolore in arte, ben prima che il mondo fosse pronto per comprenderlo davvero. Ecco allora perché questa puntata è già entrata tra le più amate di sempre.

Alberto Angela e Van Gogh: perché questa puntata resterà nella storia di Ulisse
1. Un racconto intimo, senza filtri e senza retorica
Alberto Angela ha scelto di raccontare Van Gogh come uomo, prima ancora che come genio artistico. Ha lasciato da parte le mitologie facili, quelle dell’“artista maledetto” o del “folle romantico”. Ha messo al centro l’essere umano, con le sue ferite, la sua sensibilità estrema, la sua visione del mondo. Il risultato? Un ritratto autentico, che commuove e sorprende. È la forza di Ulisse: il piacere della scoperta: unire rigore scientifico e profondità emotiva.
2. Una regia visiva che toglie il fiato
Ogni scena è stata curata nei minimi dettagli. Dalle riprese nei campi di grano fino alla camera ricostruita di Arles, passando per le animazioni digitali che hanno dato vita ai quadri. Le immagini sembravano uscite direttamente dalla tavolozza di Van Gogh. I colori caldi, le pennellate vibranti, le dissolvenze lente: tutto ha contribuito a costruire un’estetica perfettamente coerente con l’universo visivo del pittore. Non è solo televisione: è arte in movimento. Ed è proprio Rai 1, con Ulisse, a dimostrare che la cultura può anche essere spettacolare.
3. Un valore umano e culturale che supera i confini della TV
Questa puntata ha fatto qualcosa di raro: ha stimolato domande, emozioni, riflessioni profonde. Ha unito generazioni diverse davanti allo schermo. I giovani, magari incuriositi dai colori e dalla musica. Gli adulti, coinvolti dalla storia di resilienza. Gli appassionati d’arte, travolti dall’intensità di ogni scena. Non capita spesso che un programma riesca a parlare a tutti, senza semplificare. Alberto Angela ci è riuscito. E l’ha fatto in prima serata, sulla rete ammiraglia del servizio pubblico. Per questo il pubblico non può che gioire anche dei suoi prossimi appuntamenti.
