Stasera in tv, cult assoluto della storia del cinema: il film italiano che ci ha insegnato a ridere della rassegnazione

Stasera in tv su Rete 4 alle 21:33 va in onda un capolavoro assoluto della storia del cinema italiano che ci ha spiegato come continuare a sorridere, anche nei momenti dove la rassegnazione regna sovrana. I protagonisti sono Roberto Benigni e Massimo Troisi, il film è Non ci resta che piangere.

Si tratta di una commedia fantastica datata da 1984, ma divenuta nel tempo un cult immortale del cinema comico italiano. In sala a Natale di quell'anno, trionfò al botteghino e influenzò il genere in maniera importante, specie per quanto riguarda i viaggi nel tempo e il 'cosa sarebbe successo se'. La storia vede Saverio, maestro di scuola elementare, e Mario, amico e bidello presso lo stesso istituto, che restano bloccati presso un passaggio a livello di campagna. Così, imboccata una via alternativa, si ritrovano all'interno di una locanda per via della pioggia. Risvegliandosi, scoprono di essere tornati indietro nel tempo, nella Toscana del Quattrocento, e si ritrovano a vivere la faida fra Vitellozzo e il crudele Giuliano/Guglielmo Del Capecchio. I due sono ospiti nella dimora di Vitellozzo e di sua madre Parisina.

Se Mario si innamora di Pia, Saverio pensa a un piano folle: arrivare a Cristoforo Colombo e far sì che non scopra l'America. In questo modo eviterebbe che sua sorella, nel futuro, convoli a nozze proprio con  “quell'americano bastardo”. La coppia di amici incontra Leonardo da Vinci, a cui “anticipano” invenzioni e progressi del futuro, e successivamente vanno in Spagna dove litigano e si invaghiscono tutti e due della guerriera amazzone Astriaha, addetta a protezione delle navi di Colombo. Fra equivoci, anacronismi e prove maldestre pur di cambiare la Storia, la strategia di fermare Colombo diventa più complessa del previsto. Intanto, il legame fra i due amici rimane il vero fulcro emotivo della narrazione.

Stasera in tv
Non ci resta che piangere, stasera in tv

Stasera in tv Non ci resta che piangere con Benigni e Troisi: perché funziona ancora dopo 40 anni

Non ci resta che piangere non è solo una commedia, ma è un pezzo di memoria collettiva. All’epoca fu un trionfo di pubblico: incassò circa 15 miliardi di lire e superò colossi come Indiana Jones e il tempio maledetto e C’era una volta in America, rimanendo secondo solo a Ghostbusters. Eppure il vero successo arrivò dopo: nelle repliche, nelle citazioni, nelle frasi ripetute a memoria e nelle risate che diventano malinconia. La critica inizialmente fu divisa: si parlò di struttura episodica e di regia “sciolta”, ma il pubblico capì prima di tutti.

Col tempo, Non ci resta che piangere è stato restaurato, riproposto al cinema e celebrato da festival come il Giffoni. A quarant’anni dall’uscita, è ancora qui e stasera torna in tv come se non se ne fosse mai andato. Rivederlo oggi fa un effetto diverso: fa ridere, ma stringe anche qualcosa nello stomaco.

Mario e Saverio sono due modi opposti di stare al mondo: uno sogna in silenzio, mentre l'altro parla troppo per non pensare. Se il primo si innamora senza difese, il secondo vuole aggiustare tutto, anche ciò che non può essere cambiato. Così la rassegnazione non è resa, ma consapevolezza e accettazione del limite, ridendoci sopra prima che faccia troppo male. Il film non prende in giro la Storia, ma solo l’idea di controllarla. Infatti, ogni tentativo di cambiare il destino fallisce sempre. Non c'è cinismo, ma solo tenerezza e verità, per questo le battute sono entrate nel linguaggio quotidiano e ci ricordano che, a volte, ridere è l’unica forma possibile di resistenza.

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