Ieri sera in onda su Rai 1 L'Eredità - Gran Galà Telethon, un evento di beneficenza pensato sotto forma di gioco. Il classico del preserale condotto da Marco Liorni ma con ospiti d'eccezione, vip provenienti dal mondo della tv e dello spettacolo.Doveva essere una serata di festa, di solidarietà e televisione che unisce, e in gran parte lo è stata (ma non del tutto). Cos'è successo durante la trasmissione e - soprattutto, cos'ha fatto indignare il pubblico? È presto detto.
Tra i protagonisti della serata di ieri sera su Rai 1 : Ilaria D’Amico, Gianluca Gazzoli, Paola Perego, Paolo Belli, Frank Matano, Eleonora Daniele, Tiberio Timperi, Gianmarco Tognazzi, Fru e Ciro dei The Jackal e, a sorpresa, anche le Professoresse Linda Pani e Greta Zuccarello, come concorrenti. Il montepremi finale è stato di 47.500 euro, interamente devoluti alla Fondazione Telethon, per sostenere la ricerca sulle malattie genetiche rare.
Sembrerebbe essere stato tutto perfetto, almeno fino al momento più atteso: la Ghigliottina. È lì che qualcosa si è incrinato, non per l’esito - per fortuna positivo - ma per il percorso. La parola finale era “Allegria”: una soluzione che, una volta pronunciata, ha fatto scattare una reazione immediata tra i telespettatori. Il problema è stato il 'non immediato' collegamento dei due giocatori della parola ad altre definite 'elementari' da molti.Il punto non è tanto aver trovato la parola: Ilaria D’Amico e Gianluca Gazzoli ci sono arrivati e hanno vinto, il punto è il tempo. Quel tempo che, in studio, si è dilatato, mentre a casa, per molti, la risposta era già lì ed è proprio in questo scarto che nasce il malumore perché la musica, per molti, è identità. Le parole erano, infatti: quale, clima, amici ascoltatori, sprizzare, sant'.

L'Eredità, una Ghigliottina “facile” e la distanza tra studio e pubblico
C’è chi ha parlato apertamente di “ignoranza musicale pura”, chi si è chiesto come fosse possibile non arrivarci subito e chi ha ricordato come “Allegria” sia un riferimento culturale evidente. Un termine legato a Lucio Dalla, a Ornella Vanoni, a slogan televisivi iconici come quello di Mike Bongiorno, e a una memoria collettiva che, per molti, dovrebbe essere automatica. Non una critica alla beneficenza, ma una frustrazione precisa: quella di sentirsi, per una volta, più avanti dei vip in televisione sul loro stesso terreno di gioco.

Il Gran Galà Telethon ha alternato quiz, ironia e momenti emotivi, con costanti inviti alla donazione: un racconto coerente con il ruolo di Rai 1 come servizio pubblico. Le Professoresse, in gara, hanno brillato per velocità e intesa, Paola Perego ha guidato la sua squadra con fair play e Marco Liorni ha mantenuto il tono leggero e rispettoso. E il risultato finale ha comunque fatto bene, alla ricerca e alla causa (che restano gli scopi più importanti della serata). Ma il pubblico, ancora una volta, ha dimostrato una cosa: che non guarda più in silenzio, ma gioca, ascolta e collega, perciò quando sente di avere la risposta in tasca, pretende che la televisione vada alla stessa velocità. In fondo è solo partecipazione accorata.
