Ieri sera in onda su Rai 1 il finale di Un Professore 3. La fiction Rai ha chiuso il terzo capitolo con l'esame di maturità della 5ªB, il rientro “vero” di Dante come docente e una nuova famiglia con Anita, con gli studenti proiettati verso nuove avventure fra amori che diventano amicizie e strade che hanno preso bivi diversi e inevitabili. L'episodio finale ha intrecciato la rivelazione definitiva del segreto di Anita, il rinascere di alcuni personaggi delicati come Greta e il dare il tanto atteso esame, con una fine che lascia aperte le possibilità di costruire nuove stagioni.
In generale, dal punto di vista dell'accoglienza, Un Professore 3 è stata altalenante. Non per gli ascolti che sono stati sempre premianti e nemmeno per la recitazione degli attori. D'altro canto Alessandro Gassmann è un Dante perfetto, così come Claudia Pandolfi, Nicolas Maupas, Damiano Gavino, Nicole Grimaudo, Dario Aita e tutti gli altri interpretano in maniera magistrale i rispettivi personaggi. Nemmeno la trama generale ha scricchiolato troppo. Quello che è mancato in questa stagione, secondo alcuni sarebbe stato il ritmo: al contrario di alcune fiction definite 'lente', questa è stata 'troppo veloce' nell'affrontare un vortice di temi. E poi il finale, ieri, ha distrutto tutto in due parole. Ecco cosa il pubblico non perdona.
Un Professore 3, cosa non è piaciuto nel finale della fiction Rai con Gassmann: "Due parole di troppo"
Ci sono finali che si ricordano per ciò che mostrano e poi ci sono finali che restano impressi per una singola parola o, peggio ancora, per due. Il finale di Un Professore 3, andato in onda ieri su Rai 1, appartiene a questa seconda categoria, non perché manchi di emozione, ma perché sceglie una direzione precisa nel momento più delicato. Qualcosa stona e non riguarda Dante e Anita, ma Manuel e Simone.
Damiano Gavino e Nicolas Maupas condividono l’ultima scena. Dopo Ostia, dopo silenzi, sguardi e protezioni, ma soprattutto dopo una stagione costruita su un legame mai banale. I due partono per Londra, insieme. Come amici, dice la serie, ma 'come qualcosa di più', ha pensato il pubblico per anni. Il dialogo sembra leggero, quasi scherzoso. Simone domanda: "Pure lei venire a Londra? A rompere le scatole a me?". La risposta di Manuel è immediata, istintiva e inequivocabile.“Rompere le scatole? Te dove vai senza di me?". È qui che tutto si ferma. I due si guardano e il pubblico aspetta. Ma la fiction decide di far sorridere Simone e chiudere: "Hai ragione. Da nessuna parte, amico mio".

Due parole: 'amico mio', e il web esplode. Quelle due parole finali hanno acceso X nel giro di pochi minuti, non per rabbia cieca, ma per delusione lucida. Da anni una parte consistente del pubblico segue Manuel e Simone come una coppia emotiva. La famosa scena a Ostia ha segnato un punto di non ritorno: troppa intimità, verità e complicità per restare neutra. Il finale, invece, sceglie la prudenza e il pubblico non ci sta. C’è chi scrive che non si può sentire, chi ricorda che i due sono arrivati agli esami mano nella mano. e chi sostiene che, comunque la si voglia girare, quelle parole significano altro.
Qualcuno ironizza, prova a rimuoverle o addirittura chiede di fare finta che non siano mai state pronunciate. Quel “amico mio” suona come una chiusura forzata. La sigla di Francesco Gabbani canta "È solo una follia" e qui la follia è pensare che il pubblico non abbia capito: perché gli spettatori hanno visto tutto e ora sperano in una quarta stagione che renda giustizia alla giovane 'coppia'.
