Una saga Rai assolutamente da vedere in questi giorni in cui il pubblico appare più sensibile che mai alla tematica della violenza di genere (il 25 novembre scorso è stata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne) è “Mai per amore”. La collection è composta da quattro film per la tv autoconclusivi (dai titoli “Troppo amore”, “Ragazze in web”, “La fuga di Teresa”, “Helena & Glory”). In tutti il tema è lo stesso, ma cambia la forma dallo stalking allo sfruttamento, passando per la prostituzione e per le nuove dipendenze legate al mondo del web).
Il primo film, “Troppo amore” racconta di Livia, giovane donna che si trova in una relazione pericolosa. Ben presto dovrà fare i conti con controllo, stalking e violenza domestica. Il titolo è dovuto al fatto che spesso il “troppo amore” diventa altro: possesso e paura. Così, la protagonista - dopo averlo capito con difficoltà, rendendosi conto del rischio che corre, prova in tutti i modi a liberarsene.
Il secondo titolo, “Ragazze in web” vede al centro due ragazze che ancora vanno a scuola, Claudia e Silvia. Le due monetizzano vendendo le proprie immagini intime online, sicure di poter tenere sotto controllo il “gioco” con 'leggi' personali, fino a che il confine fra virtuale e reale diventa sempre più sottile e un ammiratore diventa per loro una minaccia vera e propria. Infine, “La fuga di Teresa” e “Helena & Glory” parlano rispettivamente di temi come la fuga da una famiglia troppo oppressiva e della prostituzione, e di amicizie femminili iniziate nella sofferenza ma che nascondono un tentativo di riscattarsi da logiche di sfruttamento fin troppo radicate.

Mai per amore: la saga di film Rai da rivedere assolutamente in questi giorni
Nonostante temi così difficili, Mai per amore fu un successo. Ognuno dei quattro film raccolse tra 4,4 e 4,9 milioni di spettatori, con uno share del 16–18%: numeri che, per una fiction non “comfort”, dicono molto del bisogno di racconti veri. Il titolo riprende il brano omonimo di Gianna Nannini. Quest'ultimo doveva essere la sigla ma non fu mai davvero utilizzato. Originariamente erano previsti sei film, tuttavia due furono tagliati da Rai Fiction, scelta che provocò il disappunto di Claudia Mori, colei che ha ideato la saga.
Guardare oggi Mai per amore significa, in ogni caso, fare un tuffo nei primi anni 2010, quando in Italia la conversazione pubblica sulla violenza di genere stava cambiando tono e profondità. La sensazione finale — quella che rimane addosso — è di aver visto quattro film diversi ma legati da un filo comune: la delicatezza con cui raccontano il dolore e la determinazione con cui invitano lo spettatore a guardarlo, senza voltarsi. Si tratta di una saga in quattro serate che ti lasciano emozioni forti, domande e, in qualche modo, gratitudine alla vita. Se cerchi una collection che non si dimentica, Mai per amore è la scelta giusta.
