Intenso, coraggioso, ipnotico: il film italiano che conquistò i festival è un dono raro su RaiPlay

Un tapis roulant che diventa rifugio e prigione: una donna che corre per restare ferma e un film che trasforma la solitudine in linguaggio: “Tapirulàn” su RaiPlay segna l’esordio alla regia di Claudia Gerini e, fin dalla prima scena, è chiaro che nulla sarà “facile”. È una delle opere italiane più intime e sorprendenti degli ultimi anni, capace di unire minimalismo visivo e profondità emotiva.

Emma è una counselor che lavora da casa. Non esce mai. Offre consulenze psicologiche online mentre corre incessantemente sul tapis roulant nel suo salotto. Quel movimento continuo è il suo modo di tenersi in vita, di non fermarsi davanti a un passato che la tormenta. Ma quando, dopo ventisei anni, riappare la sorella Chiara (interpretata da Claudia Vismara), la fragile stabilità di Emma si incrina. Il ritorno della famiglia che aveva cercato di dimenticare la costringe a fare i conti con sé stessa, con la colpa e con la possibilità di perdonarsi.

Nel cast, accanto a Gerini e Vismara, ci sono Stefano Pesce, Maurizio Lombardi, Corrado Fortuna, Daniela Virgilio e Lia Grieco. Tutti contribuiscono a costruire un microcosmo sospeso, dove le parole diventano specchi e ogni silenzio pesa quanto una verità taciuta. È un film di attori, ma anche di spazi: le mura di casa, le luci artificiali, il rumore monotono dei passi. Ogni elemento restituisce la sensazione di un mondo chiuso, quasi “a bolla”, nato in un tempo in cui l’isolamento era esperienza collettiva.

Non a caso, “Tapirulàn” è stato girato durante la pandemia, in una produzione compatta e controllata. La regista usa la limitazione come forza creativa: meno ambienti, più introspezione. La claustrofobia diventa linguaggio, il movimento fisso del tapis roulant un simbolo potente dell’impossibilità di avanzare davvero. Il film si apre con una citazione di Haruki Murakami e parla la lingua di chi corre per sfuggire al dolore, ma finisce per incontrarlo di nuovo.

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Tapirulàn su RaiPlay

Alla sua uscita nel 2022, il film è stato accolto con curiosità e rispetto. Ha conquistato la giuria del Ciak Film Festival aggiudicandosi i premi come Miglior Film, Migliore Sceneggiatura e Migliore Produzione. È stato selezionato al BIF&ST – Bari International Film Festival, all’ICFF Italian Contemporary Film Festival e al Monte-Carlo Film Festival. Un percorso festivaliero che ha confermato il coraggio di una scelta autoriale, lontana dai modelli più rassicuranti del cinema mainstream.

Al botteghino, “Tapirulàn” ha raccolto oltre 720.000 euro e quasi 100.000 spettatori, numeri solidi per un esordio indipendente, nato in condizioni difficili e senza il traino di un grande franchise. Ma il vero valore del film sta nella sua onestà: non finge di piacere a tutti, non cerca la scorciatoia della commozione facile. È un film che preferisce l’ascolto alla dichiarazione, la lentezza all’urlo.

La critica lo ha definito un esperimento riuscito di cinema intimo e contemporaneo, sottolineando l’abilità di Claudia Gerini nel mantenere la tensione narrativa in un contesto statico. Il suo personaggio vive dentro uno spazio ristretto, ma la regia trova sempre nuovi punti di vista, piccoli dettagli, frammenti di quotidianità che diventano poesia visiva. La recitazione asciutta e vulnerabile della Gerini trasforma Emma in una figura universale: una donna che cerca equilibrio tra controllo e caos.

“Tapirulàn” è anche un film che anticipa un discorso oggi centrale: quello della solitudine digitale, della connessione costante che nasconde la disconnessione più profonda. Nelle sue immagini c’è un’eco del lockdown, ma anche una riflessione più ampia sull’identità e sulla difficoltà di abitare il presente. Guardarlo oggi su RaiPlay significa ritrovare quella parte di noi che ha provato a tenere insieme il mondo mentre tutto si fermava. Claudia Gerini firma così un debutto potente e maturo, capace di unire rigore tecnico e vulnerabilità umana. “Tapirulàn” non è un film che si consuma in una sera: resta addosso, come una corsa che non finisce, come un respiro che cerca un ritmo nuovo. È un dono raro per chi ama il cinema che osa e non teme il silenzio. Da riscoprire ora su RaiPlay, dove le storie più vere arrivano piano ma restano a lungo.

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