Questa sera, 2 novembre, su Cine34 (canale Mediaset) alle 23:08 torna un titolo che ha fatto storia nel bene e nel male: Lucignolo, la commedia di Massimo Ceccherini diventata emblema di un’epoca fatta di sogni sbagliati, risate grottesche e malinconia travestita da follia. Un film che non ha paura di essere scomodo e che, venticinque anni dopo, conserva un fascino unico e ribelle.
Torna in Mediaset Lucignolo: il film che fece infuriare la critica e divertì un’intera generazione
Lucignolo è una commedia italiana del 1999, scritta, diretta e interpretata da Massimo Ceccherini. L’attore toscano, allora all’apice della popolarità, costruì un personaggio che riprende in chiave adulta e disincantata il “Lucignolo” del romanzo di Collodi. Qui il burattino non diventa mai uomo, ma resta un eterno adolescente in bilico tra pigrizia e sogni impossibili.
Il protagonista Lucio (interpretato da Ceccherini) ha trent’anni, capelli rossi e un’esistenza ai limiti dell’assurdo. Passa le giornate tra bar, televisione e alcol insieme all’amico Pino (Alessandro Paci). Tutto cambia quando la sorella parte per l’America e Lucio si ritrova costretto a sostituirla come infermiere in una casa di cura. Lì incontra Fatima (Claudia Gerini), la direttrice, e da quel momento la sua vita si intreccia tra equivoci, sogni surreali e amori impossibili.
Nel cast, oltre a Ceccherini, troviamo Claudia Gerini, Alessandro Paci, Flavio Bucci, Carlo Monni, Cosetta Mercatelli e persino Tinto Brass in un cameo irresistibile nei panni dell’avvocato difensore nei sogni del protagonista. È una sfilata di volti iconici del cinema toscano e della commedia italiana più scorretta.
Una follia che raccontava l’Italia di fine millennio
Quando uscì al cinema, Lucignolo divise il pubblico. La critica lo bollò come eccessivo, sgangherato, addirittura “incomprensibile”. Eppure, proprio nella sua anarchia stava la sua forza: un film che fotografava l’Italia alla soglia del 2000, disillusa e disordinata, ma ancora capace di ridere di sé. Tra gag surreali e dialoghi al limite dell’assurdo, Ceccherini mise in scena un Paese di sognatori falliti e idealisti disoccupati, dove la pigrizia diventa filosofia e il fallimento quasi un atto d’amore. Ogni risata nasconde una verità amara: la paura di crescere, di cambiare, di affrontare la realtà. Oggi, rivederlo in tv è come riaprire un vecchio album di ricordi. Quei bar fumosi, le battute esagerate, la colonna sonora leggera e malinconica: tutto sa di anni ’90. Un tempo in cui la commedia italiana osava, sperimentava, cercava di dire qualcosa anche quando sembrava solo voler far ridere.

Curiosità e piccoli segreti di un film di culto
Il titolo è una chiara citazione al Lucignolo di Pinocchio, ma qui il personaggio diventa simbolo di un’intera generazione: quella dei trentenni che non volevano crescere, sospesi tra ironia e disperazione. Nonostante non abbia vinto premi o riconoscimenti ufficiali, Lucignolo è diventato un film di culto. È il tipo di pellicola che non si dimentica: la ami o la odi, ma non ti lascia indifferente.
Perché rivederlo oggi in Mediaset
Guardarlo oggi su Cine34 non significa solo fare un tuffo nella comicità toscana, ma anche riscoprire un pezzo di identità nazionale. Ceccherini con la sua regia naïf, gli attori fuori dagli schemi, i sogni che diventano incubi e viceversa: tutto racconta un’Italia vera, imperfetta, ma piena di cuore. Lucignolo non è un film da capire, è un film da ricordare. È il grido di chi non vuole smettere di ridere, anche quando la vita sembra una farsa. E forse, proprio per questo, resta uno dei ritratti più sinceri e selvaggi dell’Italia anni ’90. Appuntamento stasera alle 23:08 su Cine34. Un viaggio nel passato, tra comicità, nostalgia e libertà assoluta. E un film che, ancora oggi, riesce a farci ridere di noi stessi.
