C’è stato un momento in cui Michele Riondino disse no a Il giovane Montalbano. Un rifiuto netto, quasi istintivo. Troppo forte, all’epoca, il peso di un confronto con Luca Zingaretti, volto storico del commissario più amato della tv italiana. Poi, un incontro inatteso con Andrea Camilleri cambiò tutto.
Il timore del confronto e la svolta inattesa
Riondino ha raccontato che all’inizio non se la sentiva di accettare il ruolo per via dell’inevitabile confronto con Luca Zingaretti. Poi, col tempo quel dubbio si è trasformato in uno dei ruoli più riusciti della sua carriera. Fu proprio l’incontro con Camilleri a fargli cambiare prospettiva. Lo scrittore siciliano, con la sua ironia e la sua calma, gli fece capire che ogni Montalbano ha la sua stagione. Che il giovane commissario non doveva essere una copia, ma un inizio. Da quel momento, Riondino accettò la sfida. E il suo “no” divenne un “sì” carico di coraggio e rispetto.
Chi è il Montalbano di Camilleri
Il Commissario Salvo Montalbano nasce dalla penna di Andrea Camilleri e dalle atmosfere di una Sicilia sospesa tra realtà e invenzione. È commissario nell’immaginaria Vigata, alter ego letterario di Porto Empedocle, la città natale dell’autore. Nei romanzi, come nella fiction, è un uomo complesso: intuitivo, solitario, ironico e allergico alle regole quando non coincidono con la sua idea di giustizia. Ama la buona cucina, il mare e il silenzio. Quando mangia, non parla. Difende i più deboli e si muove in bilico tra la legge e il cuore, spinto da un codice morale tutto suo. La sua storia con Livia Burlando, che vive a Boccadasse, è piena di affetto e distanza, come se la geografia fosse un personaggio invisibile tra loro.
Zingaretti, il volto che ha reso Montalbano un’icona
Dal 1999 Luca Zingaretti è il volto del Montalbano maturo. Con lui la fiction Rai ha costruito un successo senza precedenti, diventato un simbolo dell’Italia nel mondo. La sua interpretazione è fatta di sguardi, silenzi e una Sicilia vera, lontana dagli stereotipi. In due decenni, ha trasformato il commissario in un’icona popolare e letteraria insieme. Quando la Rai decise di raccontare il passato del personaggio, il rischio era enorme. Come raccontare l’origine di un mito senza tradirlo? Il giovane Montalbano, nato nel 2012, rispose con una scelta coraggiosa: guardare indietro per capire da dove veniva quell’uomo così amato.

Riondino, la giovinezza di un mito
Nel prequel, Michele Riondino interpreta il commissario nei primi anni di carriera, quando è ancora vice e poi giovane commissario. È più istintivo, più impulsivo, ma già mostra l’intelligenza e l’ironia che faranno di lui il Montalbano di Zingaretti. Accanto a lui, Sarah Felberbaum è una Livia diversa, più luminosa e passionale, alle prese con i primi contrasti di una relazione destinata a durare nel tempo. Le due interpretazioni — quella di Zingaretti e quella di Riondino — si completano. Insieme raccontano un’unica vita, divisa in due stagioni. Il Montalbano giovane getta le radici del commissario adulto, e nel passaggio tra i due c’è tutta la malinconia di una Sicilia che cambia ma resta sempre sé stessa.
Il “sì” che ha fatto la differenza
Riondino oggi sorride di quel primo rifiuto. Sa che proprio quel dubbio gli ha permesso di entrare nel personaggio con rispetto e autenticità. Il giovane Montalbano è diventato una delle fiction Rai più apprezzate, capace di reggere il confronto con l’originale e di raccontare al pubblico un Salvo più fragile, più umano, ma già pieno di quella luce interiore che Camilleri aveva immaginato. E forse è proprio questo il segreto del suo successo: la paura iniziale è diventata la chiave della verità. Perché, come avrebbe detto Camilleri, “il coraggio è avere paura e far finta di niente”.
