Cancellata dalla memoria ma magnetica: su RaiPlay la fiction che trasformò Martina Colombari in eroina del mistero, lasciate perdere Ballando

Ci sono storie che non urlano, ma restano: “Il Restauratore” su RaiPlay è una di queste. Una fiction Rai che mescolava mistero, dolore e speranza in modo inedito, capace di arrivare al cuore del pubblico senza effetti speciali.

Uscita tra il 2012 e il 2014 e diretta da Giorgio Capitani e Salvatore Basile, la serie mostrava una Rai diversa: capace di rischiare, di fondere il poliziesco con l’anima. E al centro di tutto, una donna che ha saputo riscrivere la propria immagine: Martina Colombari.

Il Restauratore su RaiPlay: una storia di colpa, fede e rinascita

Il protagonista è Basilio Corsi, ex poliziotto interpretato da Lando Buzzanca. Dopo aver perso la moglie incinta, uccide i responsabili e finisce in carcere. Vent’anni dopo, esce in libertà vigilata e si reinventa restauratore in una bottega romana. Proprio lì, tra tele e cornici, incontra Maddalena, la dolce e ferma artigiana che ha il volto di Martina Colombari. Un giorno, una scarica elettrica cambia tutto: Basilio scopre di avere un dono. Toccando un oggetto, riesce a vedere eventi futuri, spesso tragici. Ogni episodio diventa una corsa contro il tempo per impedire disgrazie, per redimersi, per trasformare il dolore in giustizia.

RaiPlay
Lando Buzzanca, Il Restauratore su RaiPlay

Il tono è quello di una favola morale, dove la punizione lascia spazio al perdono, e il paranormale diventa un linguaggio dell’anima. Martina Colombari, con la sua presenza luminosa e composta, rappresenta la parte più umana e pura del racconto. Un’anima che non giudica, ma accoglie.

Il cast e la magia di un equilibrio raro

Accanto a Buzzanca e Colombari, troviamo Paolo Calabresi nei panni dell’amico Arturo, Beatrice Fazi come Dora Petrucci, Marco Falaguasta nel ruolo del commissario Maccari e Giacomo Piperno come Ernesto, voce di saggezza nel microcosmo romano della serie. Ogni personaggio è scritto per incarnare una virtù o un limite umano: la paura, la fede, la vendetta, la redenzione. In questo mosaico di destini, “Il Restauratore” non cerca colpi di scena, ma emozioni lente, profonde, che restano. Un lusso raro nella televisione di oggi.

Curiosità e riconoscimenti

La fiction fu presentata al Roma Fiction Fest 2012, dove ricevette applausi per l’originalità del soggetto e la qualità visiva. Sebbene non vinse premi internazionali, per la Rai rappresentò un esperimento riuscito: unire il giallo con la riflessione morale, senza perdere leggerezza. Pochi sanno che molte scene non furono girate a Roma, ma a Belgrado, dove fu ricostruita la suggestiva piazza della Colonnaccia, cuore simbolico della serie. E che il “dono” di Basilio fu definito dagli autori come una “luccicanza”, chiaro omaggio a Shining di Stephen King, ma reinterpretato in chiave spirituale. Il successo della prima stagione fu tale da spingere la Rai a realizzarne una seconda, dove arrivò Anna Safroncik nel ruolo di Emma, segnando un cambio di tono più intimo e drammatico.

L’eredità che pochi ricordano

Oggi si parla tanto di La Porta Rossa o di Don Matteo come esempi di spiritualità pop, ma “Il Restauratore” aprì la strada a questo linguaggio. Fu una delle prime fiction a mettere in scena un protagonista con un dono etico, non magico: la capacità di “sentire” il male prima che accada. In un’epoca di cinismo e trame adrenaliniche, quella di Martina Colombari e Lando Buzzanca resta una storia di empatia, dove il vero mistero non è la visione del futuro, ma la possibilità del perdono. Rivederla oggi su RaiPlay è come aprire un cassetto della memoria Rai più autentica: quella che credeva ancora nella potenza delle seconde possibilità. E nella forza di un volto che sa parlare anche quando tace.

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