Springsteen diventa cinema con Jeremy Allen White, il trailer di Liberami dal Nulla fa discutere: perché è un anti-Bohemian Rhapsody

Il giorno è arrivato: oggi, 15 settembre 2025, è stato rilasciato un nuovo trailer ufficiale di Springsteen: Liberami dal Nulla, film diretto da Scott Cooper con protagonista Jeremy Allen White. Una pellicola che porta sul grande schermo il volto più intimo e tormentato del “Boss”. Non l’icona da stadio di Born in the U.S.A., ma l’uomo solo davanti a una chitarra, intrappolato nei suoi fantasmi.

Il trailer che sorprende: non lo Springsteen che ti aspetti

Il trailer mostra Bruce Springsteen nell’atto di suonare, provare, ricordare. Lo vediamo camminare di notte, entrare in un locale, sedersi e parlare con voce bassa. Poi ancora registrare, cadere, rialzarsi. Persino l’amore, presente ma fugace, trova spazio in una sola scena, quasi a ribadire che il cuore del film è altrove. Non c’è trionfo da biopic tradizionale. C’è un’immersione claustrofobica in un artista che lotta con se stesso.

È questo che lo rende già discusso: Liberami dal Nulla non rincorre la spettacolarità di Bohemian Rhapsody o il lirismo di Elvis. È un anti-biopic, come lo ha definito lo stesso Springsteen. Non la scalata al successo, ma la vertigine di un uomo che potrebbe crollare.

Un capitolo decisivo: la nascita di Nebraska

Il film, in arrivo al cinema il 23 ottobre 2025 dopo l’anteprima al Festival del Cinema di Roma, racconta la genesi di Nebraska, l’album più oscuro e personale pubblicato da Springsteen nel 1982. All’indomani del successo di The River, il mondo attendeva un disco da stadio. Lui invece si chiuse nella sua stanza in New Jersey, con un registratore a quattro piste, creando brani scarnificati, popolati da personaggi alla deriva. Il film cattura proprio questa tensione: il peso delle aspettative, il conflitto con il padre Douglas Springsteen, la pressione del manager Jon Landau, il contrasto tra integrità artistica e successo planetario imminente.

Springsteen
Jeremy Allen White in Springsteen: Liberami dal Nulla

Il cast: volti intensi per una storia intima

Jeremy Allen White, reduce dal trionfo di The Bear, interpreta un giovane Bruce Springsteen. La sua performance ha già colpito critica e fan, tanto da ricevere l’approvazione dello stesso artista. Accanto a lui, un cast di grande peso: Stephen Graham nei panni del padre Douglas, Jeremy Strong come Jon Landau, Paul Walter Hauser nel ruolo del tecnico Mike Batlan, Odessa Young come Faye, interesse romantico del Boss. E ancora Gaby Hoffmann (la madre Adele), Marc Maron (il produttore Chuck Plotkin), David Krumholtz (l’executive Al Teller), fino a Grace Gummer e Johnny Cannizzaro.

Curiosità e stile: un anti-biopic dichiarato

Il film si basa sul libro di Warren Zanes, Deliver Me from Nowhere, e sceglie una strada precisa: raccontare il buio creativo, non la luce del successo. Le atmosfere sono volutamente ruvide, intime, prive di colori sgargianti. È il volto di un uomo che, per generare arte immortale, deve prima attraversare l’oscurità. Springsteen stesso lo ha definito un’opera “senza fronzoli”. Un anti-biopic che rifiuta la retorica, che mostra il Boss non come mito ma come uomo fragile. E in questo senso si colloca in netta antitesi con la formula celebrativa di Bohemian Rhapsody.

Perché fa discutere

Il paragone con i biopic recenti è inevitabile. Da un lato Bohemian Rhapsody, che ha infiammato il pubblico con le performance di Freddie Mercury. Dall’altro Elvis, che ha trasformato la vita del re del rock in un racconto spettacolare e barocco. Liberami dal Nulla, invece, punta sull’opposto: silenzi, incertezze, registrazioni domestiche. Non cerca di intrattenere, ma di scavare. È questo che divide gli spettatori: per alcuni sarà un capolavoro di introspezione, per altri una scelta rischiosa. Ma di certo, dopo il trailer, nessuno resta indifferente.

L’attesa cresce

L’uscita al cinema del 23 ottobre è già segnata in rosso dai fan. E il passaggio al Festival del Cinema di Roma promette di accendere ancora di più il dibattito. Liberami dal Nulla non è un film per raccontare la leggenda del Boss. È un film per capire l’uomo dietro la leggenda. Un dettaglio basta a capirlo: la scena in cui Bruce registra da solo nella sua stanza, con la luce che filtra appena, è l’immagine simbolo di un’opera che non teme di mostrarsi fragile. Ed è forse proprio per questo che, già dal trailer, sembra destinata a lasciare un segno.

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