Su RaiPlay si nasconde un gioiello che molti hanno dimenticato. Si tratta di Una storia senza nome, film del 2018 diretto da Roberto Andò. Un titolo elegante e avvolto dal mistero, che parte da un evento realmente accaduto: il furto della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, capolavoro di Caravaggio, rubato a Palermo nel 1969 per mano della mafia. Presentato Fuori Concorso alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia, il film ha saputo unire commedia, noir e riflessione civile. Eppure, oggi resta quasi dimenticato nella piattaforma RaiPlay, sepolto tra centinaia di titoli meno coraggiosi. Chi lo scopre, però, ne resta inevitabilmente affascinato.
Una storia senza nome è su RaiPlay: trama, cast e riconoscimenti di un film dimenticato
La protagonista è Micaela Ramazzotti, che interpreta Valeria Tramonti. Segretaria in una casa di produzione e ghostwriter per uno sceneggiatore in crisi, Alessandro Pes, Valeria viene avvicinata da Alberto Rak, poliziotto in pensione interpretato da Renato Carpentieri. Rak le consegna un soggetto che racconta il furto del Caravaggio. Quel copione cambia tutto: la mafia si sente minacciata da quella storia portata al cinema e inizia una catena di sequestri, violenze e misteri che travolge la vita di Valeria. Con l’aiuto della madre Amalia Roberti (Laura Morante) e dello stesso Rak, la giovane affronta minacce e intrecci di identità fino a un finale sorprendente, in cui la realtà si intreccia con la finzione in un gioco metanarrativo che coinvolge persino i veri protagonisti durante la prima del film.
Accanto a Ramazzotti, Carpentieri e Morante, il cast vede nomi come Alessandro Gassmann, Jerzy Skolimowski, Antonio Catania, Gaetano Bruno, Marco Foschi e Renato Scarpa. Un mosaico di volti che rappresenta una delle stagioni più raffinate del cinema italiano recente. Il film è stato premiato con il Premio Flaiano per la Miglior regia a Roberto Andò e per la Miglior interpretazione femminile a Micaela Ramazzotti. Ha inoltre ottenuto una nomination ai Nastri d’Argento 2019. Segni di un riconoscimento critico che oggi stride con l’oblio in cui è caduto presso il grande pubblico.

Curiosità e impatto di Una storia senza nome
La forza del film sta nel suo legame con un mistero ancora irrisolto. Il Caravaggio rubato nel 1969 non è mai stato ritrovato e quel quadro continua a essere uno dei più grandi enigmi della storia dell’arte. Andò usa quel furto come scintilla narrativa, ma il suo sguardo va oltre: parla di mafia, di potere e di cinema stesso. Una storia senza nome è cinema che riflette su se stesso, gioca con il tema del film nel film, mescola ironia e tensione, omaggia la tradizione del cinema italiano e al tempo stesso la mette in discussione. È un racconto che indaga i legami oscuri tra politica, criminalità e cultura, con uno sguardo mai banale.
Roberto Andò non è nuovo a queste sfide. Da Viva la libertà a Il bambino nascosto, il regista ha sempre scelto temi che uniscono impegno civile e raffinatezza estetica. Con Una storia senza nome ha consolidato una via autoriale capace di mescolare eleganza e ironia. Il film ha avuto un impatto silenzioso ma decisivo sul cinema italiano successivo, rafforzando la tendenza a fondere cronaca nera e metanarrazione e mostrando che le vicende criminali possono diventare strumenti per riflettere sulla società. Ha ricordato che il cinema può scavare nei misteri italiani e trasformarli in storie universali.
Oggi, riguardarlo su RaiPlay non è solo un’esperienza estetica ma un modo per riscoprire una parte dimenticata della nostra cultura. È un film che chiede allo spettatore di osservare, riflettere e ricordare, e che merita di uscire dall’ombra digitale in cui è stato relegato.
