Un cortometraggio può durare meno di mezz’ora eppure lasciare un segno indelebile: è quello che accade con La bambola di pezza, distribuito su RaiPlay, diretto da Nicola Conversa e presentato come evento speciale alla 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Un lavoro che non si limita a raccontare ma educa, scuote e resta inciso nella memoria, come un grido d’allarme rivolto al nostro presente digitale.
La proiezione veneziana è stata un momento di forte impatto: applausi, silenzi sospesi, emozioni autentiche. Non un semplice corto ma un atto necessario. Conversa affronta con lucidità il tema del grooming online, restituendone la crudeltà attraverso uno sguardo che non concede vie di fuga. E il cast contribuisce a rendere la visione una vera esperienza emotiva. Claudia Gerini interpreta Amelia, madre che sceglie di denunciare il proprio figlio per salvare una ragazza. Accanto a lei Mariasole Pollio dà corpo e fragilità a Mia, sedicenne segnata dalla perdita del padre e intrappolata in una relazione digitale ingannevole. Giancarlo Commare è Diego, manipolatore che si nasconde dietro un’identità fittizia. Ludovica Coscione e Tommaso Cassissa completano il quadro con ruoli di sostegno che aggiungono spessore alla vicenda.

RaiPlay: trama, riconoscimenti e impatto di un corto che scuote
Mia ha solo 16 anni e un dolore difficile da colmare. L’assenza del padre pesa come una voragine. Nelle chat incontra Tommaso, coetaneo che sembra comprenderla davvero. La connessione cresce tra messaggi, telefonate e videochiamate. Ma dietro quel profilo si nasconde Diego, adulto che sfrutta la sua fragilità e la ricatta con materiale intimo. L’inganno si trasforma presto in incubo. La tensione esplode quando la madre di Diego, Amelia, scopre tutto. Il suo gesto di denuncia diventa simbolo di coraggio e affermazione della verità. Qui la Gerini è lancinante: ogni sguardo trasmette il dolore di una madre che sceglie la giustizia. Non consola, ma colpisce e scuote.
Il corto ha vinto la quarta edizione del contest “La Realtà che ‘non’ Esiste”. Un riconoscimento che sancisce non solo la qualità narrativa ma anche il valore sociale dell’opera. Applaudito a Venezia, è disponibile su RaiPlay. L’impatto de La bambola di pezza non si ferma al suo tempo di proiezione. In soli 22 minuti ha aperto un dibattito sul ruolo del cinema nel raccontare i rischi del digitale. Ha dimostrato che il linguaggio breve può essere devastante ed efficace, capace di generare consapevolezza e di spingere altri autori a esplorare tematiche simili. Dopo la sua uscita, sono cresciute le produzioni italiane attente alle storie di adolescenti e alle dinamiche del web. Una nuova sensibilità si è accesa, e questo corto ne è il punto di partenza.
La bambola di pezza non è intrattenimento leggero, ma uno specchio crudele e necessario. Ti farà tremare, ma in quel tremito riconoscerai l’importanza di non voltarti dall’altra parte. È cinema sociale nella sua forma più diretta: breve, intenso, destinato a lasciare un segno che non si cancella.
