Addio a Giorgio Armani: tutti i cult del cinema resi eterni dai suoi abiti, da American Gigolò a Gli Intoccabili

Oggi, giovedì 4 settembre 2025, l’Italia piange Giorgio Armani. Lo stilista è morto a 91 anni, lasciando un’eredità che va ben oltre la moda. Armani ha vestito il mondo, ma soprattutto ha vestito il cinema. Ha trasformato attori in icone, personaggi in miti, pellicole in cult senza tempo. È il momento di ricordarlo così: attraverso i film che ha reso eterni con i suoi abiti.

La sua firma non è solo sulle passerelle di Milano o nelle boutique di New York. È anche sugli schermi di Hollywood, tra kolossal e thriller d’autore. Basta citare American Gigolò, Gli Intoccabili, Il Cavaliere Oscuro, The Wolf of Wall Street, Phenomena. Ciascun titolo porta con sé una scena, un volto, un look che senza Armani non sarebbe stato lo stesso.

Lui ha inventato il power suit, l’abito che comunica potere. Linee pulite, tessuti raffinati, eleganza senza fronzoli. La sua visione ha conquistato Richard Gere, Kevin Costner, Robert De Niro, Leonardo DiCaprio, Christian Bale, Jennifer Connelly. E ha fatto scuola a Hollywood, a Londra, a Roma. Armani ha firmato oltre 200 film, rendendo il suo stile un linguaggio universale del grande schermo.

I film che hanno reso Giorgio Armani immortale

American Gigolò (1980). Una storia di lusso e solitudine a Los Angeles. Julian Kay, interpretato da Richard Gere, indossa completi che diventano personaggio tanto quanto lui. Quegli abiti di Armani hanno cambiato il modo in cui Hollywood raccontava la sensualità maschile. Impeccabili, moderni, indimenticabili. Gere è diventato mito, Armani leggenda.

Gli Intoccabili (1987). Gangster, anni Trenta, corruzione. Kevin Costner nei panni di Eliot Ness e Robert De Niro come Al Capone. Armani ha dato loro autorità con abiti su misura che ancora oggi raccontano un’epoca. La sua mano, accanto a quella di Marilyn Vance, ha reso i protagonisti eleganti anche nella violenza. Uno stile che fa storia.

Il Cavaliere Oscuro (2008). Un miliardario che vive tra due identità. Bruce Wayne, alias Batman, indossa completi Armani. Christian Bale appare sofisticato, sicuro, inaccessibile. Quei dettagli sartoriali rendono credibile l’eroe oscuro. Dietro il mantello del vigilante c’è un uomo d’affari plasmato dalla moda italiana.

Giorgio Armani
Christian Bale in Armani ne Il Cavaliere Oscuro

Phenomena (1985). Un horror di Dario Argento dove l’innocenza incontra l’incubo. Armani veste Jennifer Connelly con linee pure, abiti chiari, semplicità disarmante. Un contrasto netto con la tensione e il sangue. Lo stile diventa linguaggio visivo, un altro personaggio silenzioso dentro la trama.

The Wolf of Wall Street (2013). Lusso, eccesso, abissi morali. Leonardo DiCaprio è Jordan Belfort, trader senza scrupoli. Armani lo veste come un dio della finanza: elegante, potente, intoccabile. Gli abiti raccontano più delle parole il crollo e l’ascesa di un mondo malato di denaro.

Ma non finisce qui. Armani ha toccato decine di titoli che hanno fatto la storia: La guardia del corpo con Whitney Houston e Kevin Costner, Casino con Robert De Niro, Mission: Impossible – Fallout con Tom Cruise, Inglourious Basterds con Brad Pitt, Minority Report ancora con Cruise. Ogni volta, lo stesso segno: sobrietà che diventa mito.

Armani non vestiva solo i corpi. Vestiva i sogni. Raccontava il potere, la fragilità, l’ambizione. Ha fatto del cinema la sua seconda passerella. E oggi, mentre il mondo lo saluta, restano quelle immagini: Richard Gere che cammina in giacca grigia, De Niro con cappello da gangster, DiCaprio in giacca doppiopetto. Sono più che scene: sono icone, perché Armani le ha rese tali. Un addio che non è davvero un addio. Perché nei kolossal e nei cult che ha segnato, Giorgio Armani continuerà a vivere. Ogni volta che rivedremo quei film, sarà ancora lì. Silenzioso, impeccabile, eterno.

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