Ci sono film che non passano mai inosservati, anche a distanza di decenni: “Nosferatu il principe della notte”, diretto da Werner Herzog nel 1979, è uno di questi e ora è disponibile su RaiPlay, ma solo per dieci giorni. Un’occasione rara, che merita di essere colta prima che svanisca.
Herzog ha firmato un remake visionario del capolavoro espressionista Nosferatu di F.W. Murnau, datato 1922. Un’opera che segna il Nuovo Cinema Tedesco e che ha lasciato tracce profonde nella storia del cinema mondiale. Un film che non è semplice horror, ma poesia gotica e riflessione sulla solitudine.
Trama, cast e riconoscimenti di Nosferatu il principe della notte, su RaiPlay
La storia segue Jonathan Harker, interpretato da Bruno Ganz. L’uomo parte per la Transilvania per concludere l’acquisto di una casa. Ma al castello incontra il misterioso conte Dracula, portato sullo schermo da Klaus Kinski. L’atmosfera si fa subito soffocante, e Jonathan comprende di essere prigioniero. Dracula viaggia verso Wismar portando con sé bare piene di terra sconsacrata e un corteo di topi. Con loro arriva anche la peste. A quel punto tocca a Lucy Harker, straordinariamente interpretata da Isabelle Adjani, tentare l’impossibile: sacrificarsi per fermare il contagio. La donna offre il proprio sangue al vampiro fino all’alba, condannandolo alla luce del sole, ma perdendo la propria vita. Jonathan, ormai cambiato, si trasforma nel nuovo Nosferatu. Un finale di malinconia e destino ineluttabile.
Il film si avvale anche delle interpretazioni di Roland Topor come Renfield e Walter Ladengast nei panni del dottor Van Helsing. Una curiosità: compare anche Herzog stesso, in un cameo come doganiere. Un piccolo dettaglio che aggiunge un tocco personale all’opera. Pur senza grandi premi nei festival, la pellicola fu accolta con enorme rispetto dalla critica internazionale. Le recensioni esaltarono la fotografia ipnotica, la recitazione di Kinski e l’approccio moderno a un mito antico. Oggi, è ricordato come uno dei migliori horror europei, simbolo del cinema d’autore capace di fondere paura e arte visiva.

Curiosità e impatto sul cinema
Il dietro le quinte di questo film è altrettanto affascinante. Herzog girò alcune scene nei Paesi Bassi, a Delft e Schiedam, per ricostruire le atmosfere di Wismar. Le riprese transilvane, invece, avvennero in Cecoslovacchia, dato che la Romania era sotto regime. Un espediente che non tolse nulla alla suggestione. Per rappresentare la peste, Herzog utilizzò circa undicimila ratti. Una scelta estrema, che aggiunse realismo e disagio. Nessuno della troupe voleva maneggiarli: così, in alcune sequenze, la mano che vediamo nelle bare è proprio quella del regista.
C’è anche un dettaglio letterario: Herzog riportò i nomi originali del romanzo di Bram Stoker, ormai liberi da copyright, invertendo quelli di Mina e Lucy rispetto alla tradizione. Una scelta che rinfrescò la narrazione e diede nuove sfumature ai personaggi. L’impatto sull’horror successivo fu enorme. Il Dracula di Kinski, malinconico e decadente, ispirò decine di rappresentazioni del vampiro come figura tragica, più che mostruosa. Da allora il cinema gotico ritrovò centralità e dignità artistica, influenzando registi in ogni parte del mondo. Un ponte tra l’espressionismo degli anni ’20 e il cinema moderno.
Oggi, guardando Nosferatu il principe della notte, non si assiste solo a un film di vampiri. Si entra in un’atmosfera sospesa, dove la paura convive con la bellezza visiva. Ogni inquadratura sembra un dipinto, ogni sguardo un frammento di poesia. È un’esperienza che tocca corde intime, come solo i grandi classici sanno fare. Ed è proprio questa la ragione per cui vederlo ora, su RaiPlay, è imperdibile. Perché il tempo scorre e tra pochi giorni sparirà. E un capolavoro così non merita di essere lasciato nell’ombra.
