Il banchiere anarchico, un film che in pochi hanno visto ma che merita senza dubbio una visione, è disponibile su RaiPlay. Questo adattamento cinematografico del celebre racconto filosofico di Fernando Pessoa potrebbe essere passato inosservato solo perché si tratta di una produzione intimista e intellettuale. Ma è proprio questa la sua forza. Giulio Base, regista e sceneggiatore, è riuscito nell’impresa di trasporre un testo del 1922 in modo estremamente fedele, pur dando vita a un’opera filmica in grado di colpire anche i più scettici.
Nel cuore del film, c'è un banchiere, un uomo di potere che, nonostante la sua posizione privilegiata, si considera un anarchico. Un paradosso che affascina e confonde. La trama si sviluppa durante una cena di compleanno, in cui il banchiere racconta come è arrivato dove si trova oggi: da umili origini di operaio a finanziere di successo, ma rimanendo fermo nel suo credo anarchico. La discussione si fa intensa e filosofica, con un'interlocuzione tra lui e un amico che non può fare a meno di mettere in dubbio ogni parola.
Il banchiere anarchico non è solo una riflessione sulla contraddizione del potere, ma anche un viaggio intellettuale attraverso le parole di Fernando Pessoa, uno dei più grandi filosofi del Novecento. La sua scrittura, fatta di autocritiche e paradossi, si traduce in un film che, pur con pochi elementi scenici, riesce a essere coinvolgente e provocatorio. La regia di Giulio Base richiama il dialogo platonico, mantenendo un’ambientazione minimalista, quasi teatrale.
Nonostante il suo profondo messaggio filosofico, Il banchiere anarchico ha faticato a trovare la sua giusta dimensione nel panorama cinematografico italiano. Tuttavia, il suo impatto non è passato inosservato. È stato presentato fuori concorso alla 75ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e ha ricevuto il Premio Persefone.

Su RaiPlay una riflessione che va oltre il cinema
La storia di Il banchiere anarchico potrebbe sembrare solo un racconto filosofico, ma in realtà è una riflessione su come il denaro, simbolo di potere, possa essere anche liberazione. La contraddizione che emerge dalla figura del banchiere anarchico è il cuore pulsante di una discussione che riguarda ognuno di noi. Come possiamo essere parte di un sistema che criticano? Come possiamo emanciparci senza rinunciare a tutto ciò che il denaro ci offre? E, soprattutto, come possiamo vivere da individui in una società che ci impone sempre più regole? Il film risponde a queste domande senza dare risposte facili, spingendo lo spettatore a riflettere sulla sua stessa posizione sociale e sul sistema che lo circonda.
La filosofia che si nasconde dietro al personaggio del banchiere non è per tutti, ma proprio per questo Il banchiere anarchico rimane un film di nicchia, ma decisamente affascinante. È un'opera cinematografica che, purtroppo, non ha trovato il suo posto nelle conversazioni più mainstream, ma che merita di essere riscoperta da chi ha voglia di immergersi in una riflessione profonda sulla libertà, il denaro, e la natura umana. In un panorama cinematografico spesso dominato dai grandi blockbuster, questo film è un'eccezione che merita di essere apprezzata.