Stasera in tv Harrison Ford, Steven Spielberg, George Lucas. Tre nomi che bastano a evocare un’intera epoca del grande cinema. Su Italia 1 in prima serata il secondo capitolo della saga di Indiana Jones che arriva come un fulmine nero direttamente dal cuore degli anni Ottanta.
Indiana Jones e il tempio maledetto è diverso. Più cupo, più viscerale, più coraggioso. Un film che divide, scuote e – letteralmente – fa scuola. Vince l’Oscar per i migliori effetti speciali. Spinge l’industria americana a introdurre il famigerato rating PG-13. E lascia un’impronta indelebile nei cuori (e negli incubi) di milioni di spettatori.
Un salto nel buio: magia nera, bambini schiavi e un ponte sospeso nel vuoto
La storia si apre nel 1935, nella Shanghai notturna e scintillante del Club Obi Wan – un easter egg che omaggia Star Wars. Indiana Jones – sempre con lo sguardo tagliente di Harrison Ford – è in fuga insieme a Willie Scott, una cantante americana interpretata da Kate Capshaw, e al giovane e irriverente Short Round, alias Ke Huy Quan. Un atterraggio di fortuna li scaraventa in India. Ma non c’è nulla di esotico nella loro meta: un villaggio devastato dalla perdita della sua pietra sacra… e dei suoi bambini. Dietro tutto questo, un culto sanguinario: i Thuggee, guidati dal terrificante Mola Ram, interpretato da un magnetico Amrish Puri.
Nel cuore di un tempio sotterraneo, tra rituali di sangue, pozzi infuocati e magie nere, Indiana Jones si ritrova ad affrontare forse la sua sfida più inquietante. Sacrifici umani. Schiavitù. Ipnotismo. Dolore. Ribellione. Coraggio. E quel ponte di legno che oscilla nel vuoto, sospeso tra due mondi. Non è solo avventura. È un viaggio negli abissi della coscienza.

Un cast iconico, una produzione leggendaria, un’eredità incalcolabile
Al fianco di Ford, Capshaw e Quan brillano anche Roshan Seth nei panni del subdolo Chattar Lal e Philip Stone come l’ufficiale britannico Blumburtt. La regia è saldamente nelle mani di Steven Spielberg, mentre la sceneggiatura è firmata da Willard Huyck e Gloria Katz, su soggetto di George Lucas. La lavorazione del film è segnata da momenti intensi e memorabili. Harrison Ford si ferisce alla schiena ma continua a girare. Gli insetti sul set sono veri, il cervello di scimmia servito a cena… è in realtà crema pasticcera con sciroppo.
Proprio durante le riprese, Spielberg incontra Kate Capshaw, che diventerà sua moglie. Un film nato dal buio, che genera luce nella vita reale. Eppure, l’impatto più grande non è quello privato. È culturale. Le polemiche per la violenza e i toni cupi sono così forti da indurre la MPAA a creare la classificazione PG-13, oggi punto fermo del cinema mondiale. Indiana Jones e il tempio maledetto cambia le regole del gioco. Trascina la saga in una nuova direzione, più pericolosa e profonda. E apre la strada a decine di sequel, reboot e imitazioni che ancora oggi gli rendono omaggio.
Un’eredità che vive ancora stasera in tv
Rivalutato nel tempo, oggi è considerato uno dei più grandi film d’avventura mai realizzati. Nonostante la sua fama “maledetta”, ha ispirato generazioni di registi. Ha creato icone visive indelebili. Ha portato il pubblico in un luogo dove l’avventura incontra l’oscurità. Non è solo cinema. È leggenda. Se non l’hai mai visto, è il momento. Se l’hai già visto, è tempo di riscoprirlo. Perché certi film non invecchiano. Si imprimono. Come una cicatrice. O un marchio sacro inciso nella pietra. Vietato ai deboli di cuore, ma impossibile da dimenticare.
